di Stefano Rubino
«Dipinte in queste rive / son dell’umana gente / le magnifiche sorti e progressive”
(G. Leopardi, La Ginestra o Il fiore del deserto, vv. 49-51)
Seymour Levov è americano di origine ebraica, di terza generazione. Il nonno vive negli Stati Uniti a cavallo tra fine ‘800 e primo ‘900. Poverissimo. Senza istruzione. Ha lavorato duramente. Tutta la vita. Il papà, Lou Levov, mastro guantaio, ha avviato e portato al successo la fabbrica di Newark. Ha lavorato duramente. Tutta la vita. Seymour, detto lo Svedese, è l’archetipo dell’ideale: socialmente inserito, bello, intelligente, sportivo, responsabile, ricco, felice, imprenditore di successo e padre di famiglia realizzato. Merry è la figlia dello Svedese, quarta generazione americana. In teoria l’apoteosi. Nei fatti, invece, la guerra in Vietnam, le proteste sociali e il paradiso perduto. Gli anni che seguono, fino agli anni ’90, inesorabile declino per le sorti della famiglia e di una certa idea di America. American Dream, un sogno, e l’amaro risveglio. Ottimismo e disincanto.
1997, Philip Roth vince il premio Pulitzer per questo libro, Pastorale americana. L’America che lavora e produce, che sgobba dalla mattina alla sera. Manodopera di moderni schiavi, votati al sacrificio per pochi dollari nell’interesse dei figli e con la speranza di un futuro migliore. L’eterna frontiera mobile e il continuo progresso.American Dream. Già. Poi aumentano un po’ troppo salari e benessere. Le produzioni vanno all’estero. E intere città, di colpo, sono archeologia industriale.
2016, Europa. Anche a noi la nostra pastorale. 20 anni dopo, stesso percorso. Cosa succederà domani? Semplice, basta guardare a quanto già successo altrove. Negli Stati Uniti. In Giappone. Mutatis mutandis, si è già visto tutto.
L’eccesso di debito, privato e pubblico? Già visto, negli Stati Uniti. Migrazioni epocali, muri su e muri giù tra California e Messico. Ora anche da noi su e giù il nostro muro quotidiano. Attacco alle Torri Gemelle? Guerra in Iraq? Voilà: attacchi a Francia e Belgio e guerra in Medio Oriente. Lo scoppio della bolla immobiliare? Già visto in Usa e Giappone. La crisi del sistema bancario? Già visto, Lehman Brothers. La trappola della liquidità in cui rosola a fuoco lento l’Europa? Già visto, il Giappone vi langue da ormai 20 anni. L’inadeguatezza della politica monetaria nel risollevare l’economia? Già visto, ovunque. Una massa di debiti nel mondo che è pari a enne volte il pil planetario. Come fa a sostenersi una roba del genere?
Tanto di cappello a governi e banche centrali che tentano in tutti i modi di tenere in piedi un sistema e di conservare un valore a beni e monete. La moneta ha un valore convenzionale basato sulla condivisa accettazione del suo uso quale strumento di pagamento. Convenzionale. Appunto. Una volta si usava il sale. Attenzione che potremmo trovarci ad usarlo di nuovo. Per sanare le ferite.
Ah dimenticavo, la Cina si sta avviando a grandi passi a diventare paese maturo, seguito dall’Asia intera. Il che, tradotto in soldoni, vuol dire che presto non sarà più conveniente mantenervi le produzioni. Infatti si guarda già all’Africa, come si vede dalla pletora di politici e capi di Stato che vi fanno visita, al netto dei fastidiosi Isis e Boko haram, fonte di molestia in alcune aree.
Dato che i continenti sono solo cinque, a meno di un nuovo catartico Big Bang, si dovrà pensare in fretta a qualcosa di nuovo. Ci sarebbe l’Antardide ma, al momento, c’è ancora troppo ghiaccio. Signori, ancora un po’ di pazienza.
«E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce» (Giovanni, III, 19)