di Massimo Siano, Head of Southern Europe per ETF Securities
Gli stimoli derivanti dalle politiche attuate in Europa e Asia in particolare, potranno determinare un incremento nella domanda di materie prime
· Riteniamo che la domanda di metalli industriali, di platino e di palladio (molto utilizzati nell’industria) potrà trarre beneficio dalla ripresa ciclica indotta dalle politiche di stimolo.
· L’oro continuerà a risentire dell’aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti, anche se il suo prezzo, in questo momento, sovrastima il ritmo di quella restrizione. Il metallo giallo può offrire una copertura relativamente conveniente contro alcuni dei rischi di coda provocati dagli errori delle politiche economiche, che potrebbero verificarsi a seguito della nascita di partiti contrari all’establishment, che costituiscono una minaccia per lo status quo.
· Nonostante la ripresa della domanda per le sue applicazioni industriali, la stretta correlazione dell’argento con l’oro attenuerà il rialzo dei prezzi, sui quali continuerà inoltre a pesare l’eccessiva produzione.
· La guerra per il prezzo del petrolio continua a infuriare. Mentre negli Stati Uniti i pozzi petroliferi vengono chiusi a un ritmo senza precedenti, le scorte continuano ad aumentare. Prevediamo un calo della produzione di greggio intorno al mese di giugno: il Brent e il WTI potrebbero perciò registrare un’ulteriore diminuzione prima di recuperare terreno a fine anno.
· Confermiamo la prospettiva ribassista sul gas naturale, la cui domanda dovrebbe crollare nel prossimo trimestre. L’inizio del periodo “di iniezione” vedrà un aumento delle scorte capace di garantire al mercato i rifornimenti necessari.
· Le semine di grano, mais e soia vedranno un calo dopo un lungo periodo di prezzi bassi. Lo scorso anno si sono avute condizioni meteorologiche pressoché perfette: è improbabile che la produzione di quest’anno raggiunga i picchi di allora. Di conseguenza, la riduzione delle scorte potrà sostenere l’andamento dei prezzi dei cereali.
L’impiego dei tassi di interesse negativi come strumento di gestione delle politiche in Europa ha determinato una diffusa debolezza delle valute del G10 nei confronti del dollaro americano
· L’indice USD ha raggiunto recentemente il livello più alto degli ultimi 12 anni e, insieme al record della speculazione di lungo corso, il rally appare debole. Questo è guidato dalla continuazione della ripresa economica degli Stati Uniti e dalle attese degli investitori per una politica più restrittiva da parte della Fed, in forte contrasto con quelle delle maggiori Banche Centrali.
· Sebbene abbia rinunciato all’approccio “paziente” nei confronti della politica di normalizzazione, la Fed si mantiene su una linea pragmatica. Nonostante la ripresa dell’attività economica, gli indicatori dell’inflazione stanno iniziando a segnare un trend negativo. Di conseguenza, riteniamo che vi sia la possibilità di una modesta inversione nel rally del dollaro americano.
· Sebbene le previsioni di mercato indichino che la Fed alzerà i tassi intorno ai mesi di luglio/agosto, pensiamo che ciò avverrà a un tasso di cambio incrociato.
· La sterlina inglese è la valuta che ha ottenuto i maggiori benefici dalla politica permissiva delle banche centrali europee.
· Il debole slancio dell’economia inglese continuerà probabilmente a determinare un ribasso della sterlina inglese nei confronti del dollaro americano; per quanto riguarda il rapporto con l’euro le previsioni sono più favorevoli e ci aspettiamo un ulteriore apprezzamento.
· Nonostante l’eliminazione della soglia minima sull’EUR/CHF, la SNB si aspetta che il suo procedere oltre nel territorio dei tassi negativi eserciterà un effetto correttivo sulla sopravvalutazione del franco svizzero. È improbabile che la moneta raggiunga nuovamente nel 2015 il livello minimo di 1.20, a meno di ulteriori interventi concertati della SNB.
· Altrove in Europa, l’azione congiunta del Quantitative Easing e dei tassi bassi/negativi è stata sfruttata dalla Riksbank per replicare all’apprezzamento della corona svedese, in un tentativo di allontanare la minaccia dell’inflazione. Riteniamo che la linea di sostegno seguita dalla banca centrale svedese continuerà ad avere un effettivo deflativo sulla corona svedese.
· Nel lungo periodo ci aspettiamo una ripresa del rally del dollaro americano, mentre l’euro e lo yen vedranno un calo delle loro performance rispetto a quelle registrate nel breve periodo.