Massimo Siano, responsabile per l’Italia e la Francia di ETF Securities
La scorsa settimana, gli investitori hanno valutato una serie di dati macro economici positivi provenienti da Cina, Stati Uniti e Ue; al contempo, sembrano aumentate le possibilità di un attacco americano alla Siria. Sui mercati che aria si respira?
Partiamo dal fronte macro economico. Abbiamo visto in Cina un indice PMI superiore alle attese, con l’attività manifatturiera sui massimi da 16 mesi. L’indice PMI è stato positivo anche in Europa, mentre negli Stati Uniti è stato l’indice ISM a dare ulteriori segnali di ripresa per la prima economia mondiale. Tutti questi dati hanno spinto gli investitori a spostarsi sempre più verso gli asset ciclici. In particolare, sottolineiamo la performance dell’Exchange-traded Product (ETP) sul rame. L’ETFS COPA ha infatti registrato afflussi per 13,5 milioni di dollari, dato massimo in quasi tre mesi.
Per quanto riguarda i metalli preziosi, può dare ai nostri lettori qualche dato?
La loro performance ha un po’ sofferto proprio a causa dei segnali di robustezza dell’economia globale, anche se poi sul finire della settimana scorsa i dati sul mercato del lavoro americano, leggermente deludenti, hanno ridato sostegno al livello dei prezzi. Bisogna sottolineare comunque che l’argento ha sofferto a causa delle prese di profitto da parte degli investitori. Il prezzo del metallo è infatti salito del 19% durante l’ultimo mese. La scorsa settimana, gli ETP sull’argento hanno invece visto un deflusso pari a 39 milioni di dollari, proprio a causa delle realizzazioni.
Abbiamo accennato alle tensioni in Siria. In attesa di ulteriori sviluppi della situazione, come sta comportandosi il petrolio?
Le tensioni geopolitiche hanno spinto gli investitori a prendere posizioni lunghe sugli ETP sul Brent, che hanno attratto la scorsa settimana più di 56 milioni di dollari, dato record da due anni e mezzo. Attualmente mancano all’appello circa 3 milioni di barili al giorno di produzione petrolifera, a causa delle diverse problematiche relativa alla Libia, all’Iran, alla Nigeria e alla Siria. La Siria in particolare, pur non essendo un grosso produttore, è attorniata da paesi strategici per il mercato petrolifero. I timori delle possibili ripercussioni di un intervento americano sull’intera area stanno dando sostegno ai prezzi del greggio.