di Massimo Siano, Head of Southern Europe per ETF Securities
L’oro perde il suo splendore
Dopo la recente diffusione dei dati sul settore secondario americano, il mercato presterà grande attenzione allo statement del FOMC previsto per mercoledì, e ad ogni eventuale accenno in esso contenuto a un rialzo dei tassi d’interesse per giugno. Qualsiasi indicazione in questo senso potrebbe avvicinare l’euro alla parità col dollaro e determinare un contraccolpo ribassista sull’oro.
In Europa, la politica monetaria resterà al centro dell’attenzione, in attesa che la Banca d’Inghilterra renda noti i verbali del suo ultimo meeting, e che la Banca Nazionale Svizzera discuta la politica da intraprendere. Nel Regno Unito, George Osborne rivelerà il suo ultimo budget, che costituirà un’occasione per il governo di impressionare favorevolmente gli elettori nella corsa alle elezioni del prossimo maggio.
Gli ETP long sull’oro registrano i maggiori deflussi settimanali. Nel contesto di corpose vendite nel settore dell’oro, la scorsa settimana l’ETFS Physical Gold (PHAU) ha visto deflussi per 376.5 milioni di dollari americani. La diffusione dei dati sul settore secondario americano del 6 marzo ha alimentato ipotesi su un possibile aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve nel meeting di giugno, motivato dal fatto che l’economia continua a mostrare segnali di forza. La prospettiva di un incremento dei tassi americani non preannuncia nulla di buono per l’oro, che di per sé è un asset privo di rendimento. Dopo aver raggiunto a gennaio il valore di 1,300 dollari americani l’oncia, il più alto da cinque mesi, il prezzo dell’oro è sceso dell’11,2%, a causa di una serie di eventi positivi, fra i quali l’annuncio di un accordo sul debito greco, che hanno stimolato la fiducia degli investitori. In seguito, il lingotto troverà probabilmente sostegno da parte di investitori esterni al mercato americano, sulla scia dei continui tagli ai tassi d’interesse da parte delle banche centrali su scala globale e dell’espansione dei loro bilanci, nel tentativo di combattere la deflazione.
L’ETFS Daily Leveraged WTI Crude Oil (LOIL) registra i maggiori afflussi dal 2012. Il calo dell’11.7% nel prezzo del WTI di questa settimana ha risvegliato l’interesse degli investitori verso il greggio americano: i flussi sugli EPT lunghi sul WTI hanno raggiunto il livello più alto delle ultime sette settimane. La diminuzione del prezzo della scorsa settimana è stata provocata dalla diffusione di un report ribassista da parte dell’Energy Information Administration (EIA) e dalla notizia del nuovo record raggiunto dalle scorte di greggio americano. Il report illustra come queste sembrino destinate ad aumentare nella seconda metà del 2015: a quel punto, i recenti tagli agli investimenti potranno mostrare la loro efficacia riducendo la crescita della produzione. Gli ETP lunghi sul WTI hanno registrato la più lunga striscia di deflussi sino a questo momento, con gli investitori che, spinti dalla ricerca di guadagni, tentano di trarre vantaggio dal considerevole aumento dei prezzi.
Il dollaro forte pesa sul prezzo del platino. La scorsa settimana, il prezzo del platino è sceso a 1,118 dollari americani l’oncia, il livello più basso dal 2009, determinando i primi deflussi settimanali dagli ETP long sul platino da sei settimane a questa parte. Il crollo è stato provocato dall’apprezzamento del dollaro americano, che ha raggiunto i picchi più alti degli ultimi anni contro le maggiori valute, riducendo la domanda per i beni rifugio. A questi livelli, il platino sarà testimone probabilmente di nuova domanda proveniente dalla ripresa economica della Cina che, insieme alla stretta sulle forniture dovrebbe favorire una ripresa dei prezzi nel corso dell’anno.