Update 3/12/2014

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di Massimo Siano, Head of Southern Europe per ETF Securities

 

L’OPEC delude, il petrolio scende

La scorsa settimana l’OPEC ha resistito agli appelli di taglio della produzione, deludendo gli investitori che si erano posizionati sulla riduzione delle forniture di petrolio. In risposta, il Brent oil ha perso più dell’8%. I Paesi dell’OPEC, che producono circa il 40% del petrolio globale, si sono astenuti dal taglio in quanto non membri come Russia e Messico hanno fatto capire che non avrebbero fatto altrettanto e di conseguenza i Paesi dell’OPEC avrebbero semplicemente perso quote di mercato. L’inattività della scorsa settimana accresce la necessità di un taglio ampio al meeting OPEC di giugno 2015. Sebbene la popolazione svizzera abbia respinto la proposta di far mantenere alla sua banca centrale il 20% dei suoi asset in oro, l’aiuto al metallo arriverà verosimilmente dall’India. Con una mossa sorprendente, il governo indiano ha allentato le restrizioni sulle importazioni d’oro, il che farà verosimilmente crescere la domanda d’oro fisico alla luce della caduta dei prezzi premium locali.

Gli afflussi sugli Oil ETP sono impennati in vista dei tagli alla produzione. La scorsa settimana abbiamo assistito a flussi nei long Brent ednei long WTI oil ETP rispettivamente di 12,4 milioni di dollari americani e 13,3 milioni di dollari americani. I flussi verso il Brent sono stati i più elevati da agosto mentre quelli verso il WTI sono stati i più alti nelle ultime quattro settimane. Sebbene la scorsa settimana l’OPEC abbia resistito al taglio della produzione, crediamo che il cartello dovrà alla fine ridurre le forniture per aiutare la stabilizzazione dei prezzi globali del petrolio. Il cartello produce in totale circa il 40% dell’output petrolifero mondiale. Nonostante gli USA stiano guadagnando una crescente quota di output globale (rimpiazzando le importazioni di petrolio con la produzione propria) e la Russia rimanga un attore formidabile, crediamo sia troppo presto per depennare l’OPEC a cartello irrilevante nella decisione dei prezzi globali. Crediamo che l’inattività della scorsa settimana accresca la necessità di un ampio taglio al meeting OPEC di giugno 2015. Molti Paesi OPEC hanno bisogno di prezzi al di sopra di 100$/barile per bilanciare i budget governativi. Nonostante questi Paesi possano usare budget in deficit, il desiderio di far ciò si assottiglierà man mano che i costi del finanziamento cominceranno a crescere. Crediamo che i Paesi dell’OPEC torneranno ad unirsi per lavorare nel loro comune interesse piuttosto che imbarcarsi in una guerra dei prezzi. Il prezzo del petrolio in questo momento è certamente troppo basso negli Stati Uniti per molte delle operazioni shale e tight oil per rimanere profittevole e rallenterà la rapida espansione della produzione petrolifera USA fintanto che i prezzi non si stabilizzeranno ad un livello superiore. Crediamo che alcuni investitori vedranno il prezzo attuale del petrolio come un entry point attrattivo in vista della riduzione delle forniture nel 2015 ed accumuleranno posizioni a lungo termine negli oil ETP. Altri investitori potrebbero diminuire le loro posizioni in risposta all’inattività dei giorni precedenti qualora avessero un orizzonte di investimento più breve.

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Gli investitori preferiscono il Palladio al Platino.
La scorsa settimana gli ETP sul palladio hanno ricevuto 33,6 milioni di dollari americani di afflussi, segnando un massimo da 3 settimane, mentre gli ETP sul platino hanno visto deflussi per 10,4 milioni di dollari americani, marcando un minimo da nove settimane. I driver della domanda e delle forniture supportano il palladio a discapito del platino. La rapida crescita nelle vendite di auto in USA e China in confronto all’Europa porta ad un impiego maggiore del palladio rispetto al platino. Le forniture di palladio sono altresì più limitate, data la storica dipendenza dalle vendite delle riserve di Stato russe, che crediamo siano diminuite arrivando ad un livello prossimo allo zero.

L’ETFS Nickel (NICK) vede i maggiori afflussi da Maggio a causa delle preoccupazioni sulle forniture. 14,9 milioni di dollari americani sono affluiti sul NICK la scorsa settimana. Alcuni investitori temono che le Filippine possano seguire l’esempio dell’Indonesia ed impedire le esportazioni di minerale grezzo. La Cina è divenuta estremamente dipendente dalle Filippine per quanto riguarda le importazioni di lateriti d’alta qualità per la sua produzione di nickel-pig-iron (NPI). Se anche le Filippine vietassero l’esportazione dei minerali, la produzione cinese di NPI potrebbe soffrire ed innalzare la domanda per il nickel strettamente correlato nel 2015.

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