A Milano per una nuova Europa orgogliosa delle sovranità nazionali

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A Milano per una nuova Europa orgogliosa delle sovranità nazionali

Si chiama Europa delle Nazioni e delle Libertà (Europe of Nations and Freedom GroupENF) ed è un gruppo politico di destra del Parlamento europeo radunatosi ieri sera al grido di «Più liberi e più forti. Un’altra Europa è possibile» nell’auditorium della vecchia fiera di Milano, sotto la “cometa” di Mario Bellini, che sormonta la nuova testata del Portello. Quell’argentea cometa ha un antecedente nella maglia di alluminio brillantato che fa da vela, che fa da foulard, che fa da ali di libellula, nella Corte Visconti al Louvre, al Dipartimento delle arti islamiche. Bellezza dialogante.

Letame ignorante, oltre che fumante, quello portato ieri dai centri sociali all’ingresso del MiCo, letame che vorrebbe significare protesta ma che significa solo volgarità e disprezzo: chi non la pensa come voi, cari contestatori, non è per questo merda. Se lo pensi, di quale tolleranza ti fai campione? Se lo pensi, che vai cantando: «no fascisti, razzisti, sessisti»? Le prime due cose le sei – ma la prima solo per la parte deteriore e la terza qui è fuori tema.

È incredibile come ogni affermazione non perfettamente confacente alla tiritera mondialista della sinistra venga fatta oggetto di un atteggiato, ostentato, vanesio squadrismo pseudoculturale. Si apre la gara all’insulto. Trovi gente incapace di mettere insieme due parole che ti dà dell’ignorante, che vorrebbe spiegarti con uno slogan quel che sarebbe il bene, il giusto e il perseguibile, e che grida, e grida, e salta, e insulta e tutto fa tranne dare prova di rispetto e dialogo. E i media ci sguazzano. Sui siti dei maggiori giornali italiani oggi c’è il video di quattro badilate di letame. Quel gesto idiota è diventato una cosa importante, cui dare rilievo.

Io piuttosto lo darei e lo do alle parole di chi sul palco della convention di ieri è intervenuto, ad iniziare da Marine Le Pen, leader del Fronte Nazionale: «La crisi dei migranti ha svelato l’infamia di Schengen, mi rallegro di questa disgregazione. Schengen va contro gli interessi degli europei. L’immigrazione in massa è l’ultimo braccio armato dell’europeismo, cioè impoverire le nazioni europee e uccidere per sempre la civiltà».

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Alle parole di Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord: «Gli schiavisti e i delinquenti sono fuori da questo palazzetto. Hanno giacca e cravatta e comandano a Bruxelles, ancora per poco però. Penso che l’immigrazione sia un progetto studiato e finanziato per sostituire i popoli europei con chi si fa pagare tre euro l’ora. Questa non è l’Europa è un centro commerciale. Schengen è morto».

Schengen significa l’assenza di controlli sulle persone che valicano i confini interni dell’Europa, una cosa che oggi non è più pensabile. Non è un dibattito teorico, semplicemente non è più possibile. E non è più possibile perché non è ragionevole, non è coerente che solamente il momento degli ingressi dei migranti venga gestito a livello europeo e tutto il resto sia un problema di politica nazionale.

Il flusso di profughi è oggettivamente insostenibile. Il governo socialdemocratico di Stoccolma – e la Svezia è sempre stata considerata a ragione “il paese dell’accoglienza” – ha già sospeso Schengen e reintrodotto i controlli di identità al confine con la Danimarca, e la Danimarca ha fatto lo stesso al confine con la Germania.

Il portavoce del governo tedesco Seibert disse in quell’occasione che la soluzione: «Non verrà trovata ai confini nazionali tra il paese A e il pase B». Ma nessuno lo pretende. Nessuno pretende che sia questa la soluzione. Ma se ogni altro tentativo di gestione del problema a livello europeo è precluso, se ogni iniziativa di coordinamento si risolve in altisonanti dichiarazioni di buoni propositi che poi mai trovano riscontro, sarà ancora concesso agli stati sovrani un tentativo di non essere travolti da masse di migranti che forse avrebbero diritto che la civile e fiera Europa andasse ad impedire che si sparasse loro addosso in patria anziché limitarsi a contarne i corpi privi di vita per terra e per mare lungo il cammino della disperazione?

Quella di ieri a Milano è stata la prima uscita ufficiale dei movimenti sovranisti: il Freiheitliche Partei Österreichs in Austria, il Vlaams Belang in Belgio, il Front National in Francia, la Lega Nord in Italia, il Partij voor de Vrijheid nei Paesi Bassi, il Kongres Nowej Prawicy in Polonia, l’UK Independence Party nel Regno Unito, il Partidul România Unită in Romania.

Ma che cos’è il sovranismo? Deriva dall’espressione “Stato sovrano”, che è qualcosa di estrema sostanza. Nel diritto costituzionale, così come in quello internazionale, si intende per “sovranità” il potere supremo nell’ambito dello Stato e l’indipendenza nei rapporti internazionali di una entità/soggetto statale. In altre parole significa credere nella necessità di uno Stato indipendente. Ma qualcuno fra voi pensa davvero che si possa essere cittadini indipendenti di uno stato asservito ad altre entità che nulla hanno a che vedere con la tradizione, la storia, i bisogni del popolo di appartenenza?

Ma non appare evidente a tutti che il globalismo sta annichilendo qualunque capacità di reazione  democratica proprio spezzando il legame che unisce autorità di governo e governati? E che fa un gran comodo a quel capitalismo sfrenato e sregolato che ha condotto il mondo sull’orlo della catastrofe economica, ecologica, sociale?

Non fatevi ingannare da chi ostenta il dolore dei migranti per abbattere qualunque frontiera fisica ma ne erige di invalicabili sul piano dei diritti e delle opportunità.

Ai migranti, ai profughi, non è al momento concesso di ritrovare il proprio orgoglio nazionale, perché laddove sono vittime di barbarie nessuno li difende. Non certo la pavida Europa, che ogni volta che balbetta decisioni concrete si copre l’indomani di ridicolo.

Non esiste nessuna risposta europea all’infinito grido di dolore che giunge dalla Siria, dall’Afghanistan, dall’Eritrea, dalla Nigeria, dalla Somalia. Esiste solo l’immensa e a questo punto criminale spocchia del pensare che i migranti siano flussi da gestire e non uomini, donne e bambini meritevoli di un futuro migliore.

A presto.

Edoardo Varini

(29/01/2016)

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