Bonifica di Bagnoli: un pallottoliere per il premier

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Bonifica di Bagnoli: un pallottoliere per il premier

Una breve nota sul  Renzi di ieri, il napoletano. «Te si’ fatta na vesta scullata, nu cappiello cu ‘e nastre e cu ‘e rrose. Stive ‘mmiez’a tre o quatto sciantose e parlave francese. È accussì?». Ragazzi, che volete che vi dica? Reginella mi si appariglia al premier in quel volersi dare un tono con l’abito elegante e la parlata straniera, che nel caso del secondo è forse l’inglese e forse non so. Forse nessuno lo sa. È quella lingua lì, che tanto mi ricorda la casualità semantica della borgesiana Biblioteca di Babele, ma il nostro premier, va oltre, sbraca, travalica tutto, si inventa invenzioni più finte di Borges, cui in terra d’Argentina ha di recente attribuito una poesia d’accatto che spopola nella melassa del Web e in genere nelle melasse cerebrali. Quattro cose sdolcinate, lo sguardo volto a qualche soffitto di palazzo istituzionale, un pizzico di sogno e voilà: il gioco è fatto.

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Il gioco ieri era la partecipazione alla cabina di regia sulla Bonifica di Bagnoli in Prefettura. Qualche dissidenza però, accidenti!, c’è stata. Blindata la zona rossa istituita tra piazza Plebiscito e piazza Trieste e Trento e uno stentoreo «Renzi statt’ a casa» che sorge dal lungomare di via Partenope e si conficca dritto nelle orecchie di Matteo, che però non lo vuole sentire. Come non vuole sentire le rimostranze del sindaco Luigi De Magistris, che a quella cabina di regia non ha la minima intenzione di partecipare e che dice cosette del tipo: «È una torbida saldatura tra presunto interesse pubblico e ben individuato interesse privato. Questa è una grande battaglia democratica e Renzi la perderà, stia sereno. Non metterà le mani sulla città fino a quando ci sarà gente con mani pulite che difende la Costituzione».

E il fiorentin Pinocchio risponde col cannone: «Possono insultare, minacciare, tirare sassi e lacrimogeni. Noi siamo più forti delle minacce e più decisi dei loro insulti. Attueremo la più grande opera di recupero ambientale della storia italiana». E ti pareva non fosse qualcosa di storico, di memorabile?

Prosegue Matteo: «Nessuna cementificazione. Bonifichiamo le terre e il mare: stiamo procedendo alla più grande opera di recupero ambientale della storia italiana. Vale più di dieci abbattimenti di ecomostri. Eliminiamo il più grande scandalo ambientale, bonificando 230 ettari e rimuovendo due milioni di metri cubi di rifiuti lasciati per anni in condizioni atroci. I fondi: 162 milioni per i terreni, 48 per il litorale, 59 per il mare. Per un totale di 272 milioni». Ma dai: ma già così si vede che è una sparata come le altre. 162 + 48 + 59 non fa 272 fa 269. Ma come si fa a credere ai vostri conti?

A presto. 

Edoardo Varini

(7/4/2016)

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