Brasile 1 – Germania 7: «Dai, datecene uno bravo»

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Brasile 1 – Germania 7: «Dai, datecene uno bravo»

Ero alla Fabbrica Birra Busalla a discutere se sia meglio impostare una curva in moto “in levare” o “in tenere” e della possibilità di una teodicea (ma come fa un Dio buono e onnipotente a consentire il male?) mangiando delle trenette al pesto fatte come Dio comanda, che alzo gli occhi e vedo nello schermo che Dio ha ordinato anche un’altra cosa, l’umiliazione di 200 milioni di persone, compresi vecchi donne e bambini: i brasiliani.

A mani conserte, sopra la testa o sotto, ad occhi sgranati oppure chiusi, levati al cielo o calati a guardare l’Inferno, che si schiude di sotto l’erba del campo di Belo Horizonte al 24esimo del primo tempo, dopo il gol di sinistro di Kroos su traversone di Lahm, che fa 3 a 0.

Lacrime verdeoro sciolgono ogni certezza, ogni illusione, perfino i baffi di Felipao, mai così volti al basso, colui che ha permesso all’attacco tedesco la disinvoltura di una partita di calcetto. Per tutti i 90 minuti la Seleçao è stata una squadra di calciobalilla, traversata di sotto le spalle dall’asta d’un timor panico annichilente. Se è corretta la teodicea di Hick, se è il patimento a salvare le anime, voi che aspettate di andare in Paradiso iniziate a imparare la samba.

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«Brasil, “levanta, sacode a poeira e dá a volta por cima”» twitta Dilma Rousseff, la presidente, citando una vecchia canzone. Ma qui di voglia di scuotersi, togliersi di dosso la polvere e ripartire ce n’è ancora troppo poca. La ferita è troppo fresca. Ma dai! Di 10 tiri 9 nello specchio della porta e 7 gol. Nemmeno quando si mettevano le felpe come pali della porta lungo il Ticino ho mai visto una cosa così.

In genere si cambiava prima la squadra. «Dai, dateci uno bravo, così non ci si diverte neanche». Ma Felipao «Dateci Kroos, oppure Khedira», non l’ha potuto dire.

A presto. 

Edoardo Varini

(09/07/2014)

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