Cabeza de toro. O forse d’altro.
La notizia inizia così: «Il tesoriere della Lega, Francesco Belsito, è indagato per truffa, appropriazione indebita e riciclaggio». Uno pensa cha la notizia sia l’indagine per truffa e riciclaggio. E invece è che il tesoriere della Lega sia l’ex autista dell’ex ministro della giustizia del primo governo Berlusconi, Alfredo Biondi. Cioè, era una cosa di dominio pubblico, ovviamente, ma se ci pensate bene la notizia è questa.
Perché che a gestire gli oltre 22 milioni di euro del partito fosse uno con due lauree anglomaltesi è cosa in effetti da destare sconcerto. Ma su questo vorrei essere preciso, perché in un paese dove si chiede ai laureati di specializzarsi all’infinito solo per rinviar loro lo svelamento della troppo cruda verità di essere di fatto dannati alla disoccupazione, sottoccupazione o maloccupazione e magari spillargli qualche quattrino in più, vale la pena soffermarsi sul cursus studiorum di questo campione del fai da te.
Per essere nominato nel consiglio di amministrazione della finanziaria delle Regione Liguria non ci stava male una laurea. Nessun problema, eccola lì: in scienze delle comunicazioni. Sul curriculum non c’è scritto né dove né quando è stata conseguita. E forse era meglio così, perché quel che poi si saprà è che a conferirla fu un’università privata di Malta non riconosciuta in Italia. E non ditemi che non basta!
E notate che questa era la seconda. Perché già prima, nella XIV legislatura, siccome non era bello che un consigliere del sottosegretario agli Interni non fosse impalmato dal consesso accademico, ecco spuntare una laurea, per così dire, prisca, in un’università londinese riconosciuta. Solo che ’sta benedetta laurea andava convalidata in Italia, e non lo era.
Fra le gesta finanziarie di Belsito troneggia memorabile l’impiego di oltre 4,5 milioni di rimborsi elettorali per comprare diamanti in Tanzania. No, questa la riscrivo perché è troppo bella, non sembra vera: «l’impiego di oltre 4,5 milioni di rimborsi elettorali per comprare diamanti in Tanzania».
Questa poco routinaria operazione e un’altra in quel di Cipro indussero Banca Aletti – la banca da cui transitarono le operazioni – a segnalare le due transazioni a Banca d’Italia. Ah, con la Tanzania – nota per il riciclaggio di denaro degli oligarchi russi e dei boiardi dell’ex jugoslavia – non è finita: altri 2,5 milioni vi fluirono per l’acquisto di imprecisati fondi.
Tanto per capirci, la Tanzania è uno dei paesi più corrotti al mondo. Tra le pubblicità televisive, prima delle elezioni del 2010 veniva inserito questo messaggio: «Ewe mpiga kura, usikubali kuribuniwa na mgombea anayetoa takrima ya chakula, vinywaji au starehe yoyote ili kushawishi umpigie kura; Ni kosa la jinai!».
Nel caso, ove mai, e sottolineo “ove mai”, nel malauguratissimo caso in cui un domani, in un remotissimo domani anche in Italia ve ne fosse bisogno, la traduzione è questa: («Come elettore, non farti corrompere da un candidato che ti offre cose come cibi, bibite o oggetti di lusso in cambio del tuo voto. È un crimine!»).
Secondo me dopo la cura Monti un voto in Italia lo porti via con un manubrio di bicicletta. No, non quello della Cabeza de toro di Picasso. Proprio quello che se lo infili nel canotto ti fa girare la ruota.
A presto.
Edoardo Varini
(04/04/2012)