Caro Beppe, la politica dei comici è finita. E vale anche per l’altro
Se oggi vai sul blog di Giuseppe Piero Grillo detto Beppe, il noto comico e attivista italiano – non diamo per scontato che tutti lo conoscano perché ogni giorno che passa è meno vero – ci trovi questo post:
Libertà di coscienza sulla #Legge Cirinnà
La prossima settimana si voterà al Senato per il DDL Cirinnà sulle unioni civili.
Nel disegno di legge è prevista la “stepchild adoption”, letteralmente “adozione del figliastro”, per le coppie omosessuali. Questo è il punto in cui le sensibilità degli elettori, degli iscritti e dei portavoce Movimento 5 Stelle sono varie per questioni di coscienza. […]
In seguito alle tante richieste da parte di elettori, iscritti e portavoce M5S su questo tema etico si lascia pertanto libertà di coscienza ai portavoce M5S al Senato sulle votazioni agli emendamenti della legge Cirinnà e alla legge nel suo complesso anche se modificata dagli emendamenti.
E non ci sarebbe nulla di male, se non fosse che fino a ieri dall’interno del Movimento si liquidava con un sorriso di compatimento l’ipotesi che vi fosse una fronda cattolica interna contraria al ddl Cirinnà. Il senatore Nicola Morra diceva che: «Se rimane così com’è voteremo il testo, noi manteniamo sempre gli impegni. E parlare di pressioni del Vaticano nei nostri confronti, francamente…».
E invece non è vero che mantengono gli impegni. Ora, ma non è la prima volta, è dimostrato. Ad iniziare dal comico, che potrà avere ambizioni di governo fino a quando il segno di questo Paese sarà la comicità. Che potrà contendere la leadership politica al premier solamente finché il premier sarà anch’egli un comico.
Non appena le cose si faranno serie, la comicità si dovrà dileguare. Perché la serietà è un altro registro. Prevede indipendenza, prevede autonomia, ed i buffoni di corte non ne hanno. Senza corte, non esistono. Il buffone non ha il coraggio per essere viandante, non è l’Eremita dei Tarocchi, che vaga in “un ambiente buio e senza stelle” alla ricerca della vera luce. Giuseppe Piero Grillo abbisogna la claque. Ammicca, sbraita, strabuzza gli occhi, gesticola, fa lo spaccone, l’istrione, il veggente ma sostanzialmente fa una cosa sola: il pagliaccio.
Sto dicendo una cosa tecnica. Cerca di strappare al pubblico una risata o lo stupore. La martellata in testa e poi la camminata sulla ruota appesa. Non lo biasimo per questo, ma perché vuol far credere che questo è la politica.
Sul tema della Cirinnà è apparso il vero limite suo e del suo movimento: non ha una visione del mondo che non sia figlia del marketing inautenticamente utopico di una qualunque multinazionale americana.
Girano voci su questo ma non ho gli elementi per provarlo e sinceramente non ne ho bisogno. Non mi interessa. Quando vedo il blog mi chiedo come possa avere tanto successo. Dicono sia il nono più letto al mondo e tuttavia, se anche fosse, questa sarebbe solo la prova del fatto che è espressione di un pensiero omologato e omologante. Che di eversivo ha ben poco. Che mira a piacere.
Lasciatelo dire a me, che sono uno del mestiere. Non avrò la genialità di un Casaleggio, non ne ho i capelli lennoniani né gli occhiali tondi da guru della rete un po’ retró, però forse un paio di libri in più li ho letti ed è magari per questo che non ho bisogno di atteggiarmi tanto: il blog di Grillo è insulso, da ogni punto di vista. La strategia comunicativa del M5S va bene per vendere le pentole. Trasuda improvvisazione da ogni angolo.
E soprattutto nessuno all’interno di quel movimento ha la minima idea di che cosa sia un’ideologia. Va bene tutto e il suo contrario. Con il ddl Cirinnà ne abbiamo avuta l’ennesima prova. Dopo il Family Day la stepchild adoption era diventata troppo impopolare.
Ecco dunque giungere provvida la libertà di coscienza. Concessa insolitamente da Grillo, che in precedenza aveva sempre dato prova di un autoritarismo di cui non ricordo traccia in alcun altro partito politico democratico del dopoguerra.
Immagino di vedere ancora qualche capriola. Di sentire grida, colpi di bastone, di scopa, due testate, un inciampo e poi l’inizio di un rapido spegnimento di un movimento che è troppo figlio di uno strumento tecnologico e del conformismo per servire veramente a rifondare.
A presto.
Edoardo Varini
(07/02/2016)