Caro Presidente, l’intelligenza è coraggio
Il più poetico dei tempi verbali è per certo il futuro. Il più impoetico è sempre il futuro, quand’è nella bocca dei capi di Stato e di Governo. Mi attengo al ciceroniano De Oratore e dunque, pur sapendo che il retore ideale dovrà possedere l’abilità verbale dei poeti, non dimentico ch’egli dovrà pure avere la profondità dei filosofi, che nel discorso di fine anno del nostro Presidente non ho riconosciuto mai.
La profondità non nasce dalla scontatezza, dall’ordinarietà, dalla banalità, mai. Profondi erano Cristo, Arnaldo da Brescia, Girolamo da Praga, Bruno: crocifisso il primo, gli altri arsi vivi. Guarda caso. Assai poco di conformismo in loro.
Profondità non è complessità, è intelligenza, è comprensione delle cose senza preconcetti e con verità, e l’intelligenza è coraggio. Della fiera morte di Bruno il mondo sa, quella di Girolamo è meno nota. Recitano le cronache:
«Al rogo venne con fronte gioconda e con viso lieto, non spaventato dal fuoco, non dai tormenti, non dalla morte, e non vi fu mai nessuno stoico che come lui sostenesse la morte con animo così forte e costante. Quando giunse nel luogo del supplizio, si spogliò da solo dei vestiti e, inginocchiatosi, salutò il palo al quale fu poi legato con molte funi e fu stretto, nudo, con una catena. Dopo che gli fu posta intorno al petto e alle reni molta legna, mista a paglia, e fu appiccato il fuoco, Girolamo cominciò a cantare un certo inno, che fu interrotto dal fumo e dalle fiamme».
Per valutare la bontà di un discorso valutatene per prima cosa sempre il grado di coraggio.
Che coraggio ci vuole per dire, come il nostro presidente la sera del 31 dicembre, che: «L’anno che sta per iniziare può e deve essere diverso per il Paese e per quanto hanno sofferto duramente?». Oppure: che: «Si richiedono lungimiranti e continuative scelte di governo con le quali debbono misurarsi le forze politiche e sociali e il Parlamento?».
Ci dica piuttosto perché questo non è accaduto. Con precisione. Indichi i responsabili, perché questo sarebbe coraggio. Questa sarebbe profondità.
C’è chi si compiace degli aumenti dell’ascolto in tv. Più 2,8%. Aumento che chi evidenzia vorrebbe connotare come indice di una maggior partecipazione civile e che invece è soltanto la prova dell’incedere per le strade d’Italia del carro trionfale della dozzinalità, che esattamente come quello di Vulcano del Tura, a Schifanoia, è trainato da scimmie.
A presto.
Edoardo Varini
(2/1/2014)