Come le sette fanciulle offerte in pasto al Minotauro
Il costo del capitalismo pubblico italiano è spaventoso, più di un ospedale psichiatrico abbandonato infestato da fantasmi, in cui se ti ci ritrovi e c’è la tua bella al fianco fai il disinvolto ma la paura ti divora il cuore, i nervi, la mente.
Le leggende sullo spreco rappresentato dagli enti partecipati erano tutte vere. Il Centro Studi di Confindustria ci dice che l’onere complessivo sostenuto dalle pubbliche amministrazioni nel 2012 per il mantenimento dei 7712 organismi esterni è stato pari a 22,7 miliardi, all’incirca l’1,4% del Pil.
Nella quasi totalità di queste partecipazioni, di economico non c’è nulla, di politico e di antieconomico tutto. Si tratta di organismi nati per due ragioni: aggirare i vincoli della finanza pubblica e mantenere il consenso politico mediante l’elargizione di lavoro. Ragioni contrarie al buon governo, antitetiche. Aggiungiamo che quasi il 60% di tali organismi non svolge attività di interesse generale.
Ripianare il deficit di aziende in perdita con le tasse del contribuente per tenersi aggrappati alla poltrona. Avanti Savoia, avanti così.
Ripianare il deficit di aziende in perdita con le tasse del risparmiatore, su cui grava oggi un’imposizione del 30%, incuranti del -10% subito dalla ricchezza italiana privata negli ultimi sei anni. Avanti Savoia! Avanti così.
Tanto l’italiano silenziosamente risparmia, accantona, stipa. Se si lamenta lo fa in punta di piedi. Se crepa lo fa nascostamente, o dietro l’angolo dell’ultimo edificio della strada: una banca dalla porta chiusa.
Nel 2028 il Pil cinese scalzerà dal primo posto quello americano e noi saremo la quindicesima economia mondiale: ora siamo l’ottava. Lo dice il rapporto 2013 del londinese Centre for Economics and Business Research.
Sette posizioni in meno sacrificate al più bieco malgoverno, come le sette fanciulle e i sette fanciulli offerte in pasto ogni nove anni al Minotauro.
A presto.
Edoardo Varini
(27/12/2013)