Degli italiani illustri, dell’illustre mentire
Sostenere che l’inserimento dell’articolo 19 bis nel decreto legislativo sui rapporti tra fisco e contribuente approvato dal Consiglio dei ministri il 24 dicembre sia altro che un furbesco tentativo di rimuovere l’incandidabilità di Berlusconi seguita ai 4 anni di condanna nel processo Mediaset è ritenere che gli italiani siano una manica di imbecilli che è assai più facile abbindolare che persuadere.
Non mi stupisce che la nostra classe politica abbia questa convinzione, assecondata e consentita del resto da decenni di pseudoinformazione o troppo prona o troppo ribellistica: inefficace sempre.
L’articolo citato stabilisce che: «per i reati previsti dal presente decreto [i reati fiscali] la punibilità è comunque esclusa quando l’importo delle imposte sui redditi evasi non è superiore al tre per cento del reddito imponibile».
Hanno approssimato per eccesso, hanno inserito un bel margine di sicurezza o semplicemente hanno intorbidato un po’ le acque: quelli evasi dal Cavaliere sono stati 4,9 miioni, pari all’1,19% dei 410 milioni di imponibile. E questo basterebbe a sviare noi italiani allocchi, a dire che non si tratta di una legge ad personam?
Il premier prima casca col botto giù dal pero e poi abbozza una difesa da destare qualcosa a mezzo tra lo sconcerto e il sorriso, che inizia con il non fare le leggi contra personam, prosegue con un «Non mi pare realistico che una nuova legge possa cancellare una condanna passata in giudicato» – dimenticandosi bellamente che in occasione del depotenziamento del falso in bilancio la Cassazione sancì che andavano revocate tutte le condanne per falso in bilancio di entità inferiore a quella introdotte dalla nuova norma – e termina stamani con la seguente nota di Palazzo Chigi: «il Presidente del Consiglio dei ministri ha chiesto questa mattina agli uffici di non procedere – per il momento – alla formale trasmissione alla Camera del testo approvato in Consiglio dei Ministri».
Vorrei ricordare al Premier che prendere per i fondelli i governati è incompatibile con il buon governo. Queste mie righe intendono essere null’altro che un accorato invito a smettere. Anche se un cambio di rotta pare lontano.
Perché twittare dopo il crollo del viadotto sulla Palermo-Agrigento una settimana dopo l’inaugurazione: «Viadotto Scorciavacche, Palermo. Inaugurato il 23 dicembre, crolla in 10 giorni. Ho chiesto a Anas il nome del responsabile. Pagherà tutto. #finitalafesta”.» continua a non essere rispettoso dei governati. Hai chiesto all’Anas, Matteo? E sarà essa e non la magistratura a darti il nome del responsabile? Bischerate, una dopo l’altra, che sui mass media si commentano con non minore scellerata inconsapevolezza e malriposto cipiglio.
Non è nemmeno riguardoso, e qui mi rivolgo al nostro Presidente Napolitano – a me non così caro, perdonatemi – durante il discorso di fine anno alla nazione, prima dire che: ««Tutti gli interventi pubblici messi in atto in Italia negli ultimi anni stentano a produrre effetti decisivi, che allevino il peso delle ristrettezze e delle nuove povertà per un così gran numero di famiglie e si traducano in prospettive di occupazione per masse di giovani tenuti fuori o ai margini del mercato del lavoro», e poi aggiungere che però esiste anche la buona politica, esistono anche i buoni italiani, anzi, gli italiani illustri.
Ed allora ecco snocciolarci, novello Andrea del Castagno, il Ciclo degli uomini e donne illustri, gli exempla virtutis: la «brillante scienziata, Fabiola Gianotti», «l’astronauta Samantha Cristoforetti, che ci parla semplicemente, con modestia e professionalità della ricerca scientifica in corso nello spazio», «il medico di Emergency accorso in Sierra Leone per curare i colpiti dal virus Ebola anche a costo di esserne contagiato e rischiare la vita, o Serena Petriucciolo, ufficiale medico che ha aiutato – nella notte di Natale – una profuga nigeriana a dare luce alla sua bimba…»: la piccola vedetta lombarda ed il piccolo scrivano fiorentino, Presidente! Se li è dimenticati!
La storia è del popolo, caro Presidente, fatta da uomini e donne che si faticano la vita e che un giorno potrebbero anche decidere di togliere quel mandato di rappresentanza democratica che ha fino ad oggi in Italia legittimato più ruberie, soprusi e privilegi che benessere e questo, caro Presidente, al netto degli illustri italiani le cui gesta la muovono irrefrenabilmente – e tanto comodamente – a compassione.
Abbia, la prego, rispetto pure dei suoi connazionali che illustri non sono, e non per mancanza di merito né di fortuna, ma per un sistema economico, culturale, sociale e politico marcescente che disconosce talenti e virtù e celebra la parola più che la sostanza, gli intenti più che gli esiti, l’interesse personale più che quello civico.
Gli italiani non vanno convinti dell’esistenza del bene e dei suoi integerrimi campioni. Non sono bambini, già lo sanno. Vanno rispettati, nella conoscenza dei loro bisogni e nel concreto impegno a trovare ad essi una soluzione.
A presto.
Edoardo Varini
5/1/2015