E invece è un maiale

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E invece è un maiale

In Germania, senza troppo clamore, è stato approvato un progetto di legge che consente alle aziende di coinvolgere nelle trattative degli stipendi soltanto il sindacato con il maggior numero di iscritti. A lui soltanto è consentito di indire scioperi, agli altri lo sconsolante ruolo di meri spettatori. Se questo non corrisponde all’abolizione del sindacato, certo ci va molto vicino, certo l’idea della rappresentanza sindacale ne esce ferita come lo sarebbe la democrazia da una legge che consentisse al solo partito di maggioranza di presentare leggi o fare comizi.

Se al sindacato togli la sua principale forma di lotta che ne resta? Se addirittura gli impedisci di sedere al tavolo delle trattative, di esprimere un’opinione, un fondato dissenso?

Una notizia che meritava la prima pagina dei giornali e non l’ha avuta, dalla luce sinistra e notturna delle dittature.

Con l’avvento del fascismo le libere associazioni dei lavoratori vennero dichiarate illegali. A poter firmare i contratti di lavoro rimase solo il sindacato fascista, che presto divenne un organo di Stato.

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Se lasci che a rappresentare i lavoratori sia uno solo, quest’uno presto sarà indistinguibile dai padroni, giacché tutto è finito nell’uomo tranne il desiderio di potere, che è poi un diverso nome del più sciocco dei peccati: la vanagloria.

“Padrone” non è chi detiene i mezzi per produrre ma si arrabatta con te e si ingegna con te e fatica con te per sopravvivere,  “padrone” non è nemmeno chi sta dall’altra parte dell’organigramma aziendale, al posto più alto.

“Padrone” è chi crede che si possa togliere diritti alle persone in virtù di una supremazia economica, politica o morale, le prime due spesso immeritate e l’ultima sempre indimostrata. Indimostrabile. Per farla breve “padrone” è chi crede di essere un uomo come te e invece è un maiale.

A presto. 

Edoardo Varini

(12/12/2014)

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