È una sera in Italia anche questa
È una sera di fine ottobre dall’aria nitida, che disegna le cose, come il pennello del Pollaiolo. Che il Pollaiolo sia Piero o Antonio non importa, l’eleganza della mano, la raffinatezze del tratto non sono dissimili. Chi ha dipinto questo tramonto sopra i tetti del Campus aveva una mano toscana, fiorentina. E invece questa è terra lombarda. Si vede che anche in Lombardia la luce e dunque le cose e dunque il pensiero possono essere affilati, taglienti.
Sarebbe tempo di preparare un riscatto. Perché l’oppressione della gente ha raggiunto una soglia intollerabile.
È una sera in Italia anche questa, parafrasando Fossati «in un parcheggio in cima al mondo, io che cerco di copiare l’amore, ma mi confondo». Il parcheggio ce l’ho davanti, e va dalla mia stanza alla linea di lampioni sullo sfondo.
Ogni volta che incontro qualcuno e gli chiedo come va, vedo nel fondo dei suoi occhi una preoccupazione spessa. Per se stesso. Ma più per i figli. Non so quanti italiani riescano per un istante a non pensare a come giungere alla fine del mese o, se ci giungono, alla distanza siderale tra come si potrebbe, tra come si dovrebbe vivere e come si vive.
La vita è una, le ingiustizie troppe, il tempo finito e dunque la speranza, come diceva Monicelli, una trappola.
È tempo di agire. Di credere in se stessi e nella propria capacità di cambiare le cose. Nitidamente. Come questa sera toscana, che è lombarda, che è italiana.
A presto.
Edoardo Varini
(27/10/2016)