Ed ora alla Grecia serve tutt’altro
La cosa più ridicola della mattinata – penso a livello mondiale – è stata la notizia del vertice tra il nostro premier Matteo ed il nostro ministro dell’Economia Pier Carlo sulle possibili conseguenze dei quasi tremilioni e duecentomila schiaffi che la nazione di Pericle, Aristotele, Platone, Leonida, Fidia, Ippocrate, Omero, Esiodo e tanti altri campioni del genere umano ha ammollato sul viso lattescente dei grigi burocrati della finanza continentale, messi lì a sorvegliare che non scappassero pecore biancazzurre dall’ovile. E le pecore sono scappate, tutte. E una volta fuori dal recinto si è pure visto che non erano pecore affatto.
La vittoria dei no all’accordo sull’intesa con i creditori è stata una festa di liberazione, una memorabile giornata di orgoglio nazionale.
A parte che per il suo premier, che è un po’ come il nostro: tentenna, abbozza, si para il culo, twitta e si accaparra meriti non suoi. Che questa sia una vittoria del governo Tsipras è la seconda cosa più ridicola della mattinata: troppo comodo far decidere il popolo quando la decisione può costarci la testa. Dice Alexis che la democrazia è una festa. Vero. ma questa non è democrazia, è ponziopilatismo.
Ed ora alla Grecia serve tutt’altro.
A presto.
Edoardo Varini
(06/07/2015)