Elsa, San Siro e lo stato del mondo

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Elsa, San Siro e lo stato del mondo

Sapevo “Quelli che…”, musica di Enzo Jannacci e testo di Beppe Viola, nel 1976, a dieci anni. La sapevo tutta: «Quelli che votano a destra perché hanno paura dei ladri. / Quelli che votano scheda bianca per non sporcare […] / Quelli che si svegliano alle sei della mattina freschi come una rosa per vedere l’alba che è già passata… ». E sapevo anche tutte le altre canzoni dell’LP che le conteneva, “Ultima spiaggia”.

Vi figuravano tre capolavori che invito ad ascoltare chi li ignori: “El me indiriss”, “Il monumento”, “Vincenzina e la fabbrica”.  La prima traccia del disco forse non era un capolavoro, era molto breve, si intitolava “La televisiun”: «La televisiun la g’ha na forsa de leun / la televisiun la g’ha paura de nisun /La televisiun la t’endormenta me’ un cuiun». Finita. Tutta qui, tre versi.

Dal 1993 “Quelli che” è diventata paradossalmente una sorta di leitmotiv della televisione che si crede intelligente, autoreferenziale, fatta da coloro che ritengono la finezza intellettuale sia il minimalismo e l’ammicco l’unico vero stile espressivo. La televisione dei liceali per sempre, di chi è sempre pronto a chiamare maestro tutti, e a farlo con la voce franta per non suscitare né avversioni né invidie. Di chi ostenta rossori per la bella attrice magari un po’ âgé e fa della modestia – finta o vera non importa – e della goffaggine lo stucchevole scudo e puntello di ogni suo dire. Quelli che… “in qualche modo”, avrebbero detto Jannacci e Viola, che rispetto a costoro erano l’esatto contrario. Erano uomini, non liceali.

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Ma che è questo appropriarsi dell’eredità di uomini da parte di personaggi di così poco conto, che non sanno fare nulla, null’altro che la televisione, che fatta in questo modo è nulla. De André, per esempio, l’anarchico De André, ma che ha a che spartire con Fazio e gli altri conformisti a oltranza? Il timbro della sua voce e quello dei Fazio e dei Gramellini sono antitetici, incompatibili. Le cose che cantava sono incompatibili. Le facce sono incompatibili. I gesti, gli sguardi, tutto.

Ieri Fazio, facendosi coraggio, ha canticchiato con un fil di voce: «Quelli che è sempre colpa di Marchionne». Per dirlo oggi, dopo il licenziamento dei 19, quanta piaggeria ci vuole? Quanto servilismo? Quanta sconfinata adesione allo statu quo? Cantava all’inverso Jannacci: «Quelli che lo statu quo, che nella misura in cui, che nell’ottica». Quelli che relativizzano sempre tutto e prendono sempre tutto, tranne che una posizione scomoda.

La canzone di Fabrizio che amo di più è “La domenica delle salme”: «I polacchi non morirono subito / e inginocchiati agli ultimi semafori /rifacevano il trucco alle troie di regime / lanciate verso il mare».

Fazio, Gramellini, non direbbero mai «troie di regime», perché sono garbati, perbene. Perché sono pudichi e verecondi, come delle salme. Delle salme di liceali. Morti eternamente giovani: è così che il regime ci vuole.

«La domenica delle salme / nessuno si fece male / tutti a seguire il feretro / del defunto ideale / la domenica delle salme /si sentiva cantare / quant’è bella giovinezza / non vogliamo più invecchiare».

Oggi una persona che non avevo mai apprezzato più di tanto, il ministro del lavoro Elsa Fornero, ha dimostrato di aver capito tutto. Chapeau. Non voleva i giornalisti nel salone della Fondazione dell’avvocatura torinese Fulvio Croce. Per evitare che si facessero titoli per una settimana su un’eventuale parola sbagliata a fronte di un discorso di 40 minuti «sensato e positivo».

È così che funziona, esattamente. Interessa soltanto la caduta, ci si eleva abbassando. Ma ormai, sospira la Fornero, «è uno stato del mondo, ed è inutile lamentarsene». Però l’ha fatto. Brava ministro.

Ora tuttavia si chieda quanto c’è di televisivo nella sua riforma del lavoro. L’idea che facilitando i licenziamenti le aziende assumeranno di più. Una follia che non ha alcun riscontro concreto. Ma la realtà non conta, conta che a dirlo faccia un bell’effetto. Sembra la quadratura del cerchio, la soluzione del problema. E se i licenziamenti individuali aumentano, come sta accadendo, non vuol dire che sia stata la riforma a incoraggiarli. È un commento del ministro di meno di una settimana fa. Rivolto a «Quelli che l’ha detto il telegiornale», come nella canzone del ’75. Quando il fra poco settantenne Sandro Mazzola rivelava i suoi trucchi sull’incarto del Duplo.

Ed io mi vedevo con la maglia dell’Inter sull’erba di San Siro. Dove le luci si accenderanno ancora e così gli occhi delle ragazze, dentro la nebbia. Non per quelli della mia età, forse. Ma certo per i nostri figli. E se li si ama davvero, se si ama la vita, non fa alcuna differenza. 

A presto. 

Edoardo Varini

(06/11/2012)

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