Filippo Negroli, armiere meneghino, cittadino

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Filippo Negroli, armiere meneghino, cittadino

L’avesse vista il più talentuoso armiere del Cinquecento, il meneghino Filippo Negroli, la faccia a sbalzo, repoussé, del Presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, ne avrebbe tratto certo motivo ispiratore di una delle sue celebri bourguignotte d’acciaio – si badi, e non di ferro, come gli altri – o “borgognotta”, all’italiana, vale a dire quel tipo d’elmo che lascia scoperto il volto e s’incresta come dimetrodontica vela dorsale in sommità.

Le ha archibugiate tutte, le fregnacce, in Roma, poco fa. Sono bastati quattro pallettoni di piombo. Il primo: L’Italia è decisamente più povera, il consumo procapite è al livello di quindici anni fa; il secondo: l’aumento dell’IVA assommato al “carico da 90” di accise e fiscalità energetica sono «la Caporetto di famiglie e imprese»; il terzo: le banche non erogano sufficiente credito alle aziende; il quarto: l’IMU è una vera e propria mazzata per gli immobili legati all’esercizio dell’attività d’impresa. E infine una prece al governo: «Il tempo stringe. La risposta è urgente».

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A volte Negroli le armature le “damaschinava”, cioè vi apponeva inserti in oro e argento a far baluginare i decori, acuendo il contrasto con bruniture digradanti fino al nero. Mi vien da domandarmi se la Filippo Negroli & Co. sarebbe mai sopravvissuta a questa draconiana cura Monti. Mi chiedo se alternando il cesello all’ansia di ottemperare alle dozzine di adempimenti contabili e fiscali frammisti alla certezza di essere sempre e comunque passibili di pena si possa sollevare lo spirito quel tanto che consenta la troppo spesso a vanvera citata “creatività”.

Perché alla fine la creatività è l’audacia di pensare, di tentare l’intentato. E la creatività è alla base dell’artigianato, e l’artigianato è alle fondamenta della floridezza passata di questo nostro paese. Insomma: i sudditi non possono osare. Ci provano, per un po’, ma poi non gli riesce più. Smettono di farlo. Si dice che i cittadini siano titolari di diritti e doveri mentre i sudditi solo di doveri. Ma se i doveri sono talmente tanti da non permettere il primo diritto, che è quello alla sopravvivenza, non si diventa sudditi comunque?

Filippo, il Negroli, chiuso nella sua bottega d’alchimista, antivide d’oltre tre secoli nella borgognotta del 1543 l’imperio inquieto del dinamismo ornamentale art nouveau. Secondo voi, ma è una semplicissima e forse vana domanda, lo si può fare con la mente fissa ai bizantinismi del prossimo versamento? Ma ce lo ricordiamo che un tempo esisteva d’operoso ben altro che un ravvedimento? «Se si provvede a versare le imposte entro trenta giorni dalla scadenza è possibile pagare solamente il 3,75% dell’imposta evasa, ovviamente insieme agli interessi».

E poi quella parola così moralmente connotata “ravvedimento”… ma ci rendiamo conto? Proverbi (28:13) «Chi copre le sue colpe non prospererà, ma chi le confessa e abbandona otterrà misericordia». 

Quanti diritti occorrono a un cittadino per bilanciare un’implorazione di misericordia?

A presto.

Edoardo Varini

(21/06/2012)

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