Gettar terra sulle radici
Puntata numero due dallo Skipper beach club di Castiglione della Pescaia, perché il lunedì mattina la biblioteca Italo Calvino, un gioiellino vero, con pronao fregiato di bellissimi ritratti in bianco e nero dello scrittore e dei suoi familiari, è chiusa. E allora vengo a questi tavolini che danno sul mare, un mare increspato da un grecale teso che fa vorticare la sabbia e scuote e scompiglia ogni cosa, dai variopinti pavesi dei bagni alle capigliature delle signore, ai loro copricostumi così diversi nel loro sventolare rococò da quello direttorio dei più distanti e austeri ombrelloni a righe bianche e blu.
Come tra poco torneranno ad essere il cielo ed il mare, perché in questa terra è così. Il sereno torna prima ancora che ti si sedimenti l’accenno di memoria del cielo cupo. È un problema di accento ritmico: il “battere” è il sole e lo senti più dell’opalescenza bigia delle nubi piovasche, che sono per certo il “levare”.
Qualche ingenuo ha creduto che oggi, il lunedì nero lo si potesse scampare, che si potesse incontrare un nuovo manzoniano padre Padre Macario, magari nei panni del patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill, che a rincuorarci riuscisse con una benevola predizione sulla moltiplicazione delle noci: «Lasciatela stare, disse il padre: sappiate che quest’anno la farà più noci che foglie». Lasciatela stare, la pianta. È, caro padre, che non lo fanno. Non lo lasciano stare, quel noce, e seguitano a scalzarlo «con le zappe in aria». Non lo vogliono dare il tempo all’economia reale di fruttare, non vogliono gettarla la terra sulle radici.
E allora il FTSE MIB picchia a -5, poi il solito stop agli short e la ripresa drogata, per chiudere a -2,76. Spread Btp/Bund a 515 e raffica di sospensione sulle banche. L’euro è ai minimi sullo yen, 94,405 ed anche rispetto al biglietto verde: la soglia degli 1,21 è violata. Secondo Eurostat il debito dell’Eurozona ammonta all’88,2% del PIL, quello dell’Italia al 123,3%, dato peggiore soltanto al 132,4% della Grecia.
La Banca centrale cinese ha ammesso di non farcela più a tirare avanti da sola la carretta, ed ha anticipato che l’economia della Repubblica popolare frenerà.
Oggi il settimanale tedesco “Spiegel” riporta un’indiscrezione che è essenza di giusquiamo versata nell’orecchio: il Fondo Monetario Internazionale vorrebbe bloccare gli aiuti economici ad Aetene, il che comporterebbe il dafault della Grecia nel mese di settembre. In sostanza la troika FMI, UE e BCE non crede che il governo di Atene riuscirà a ricondurre entro il 2020 il debito pubblico al 120% del Pil. Ed è terribilmente probabile che sia così. L’ha detto anche il premier greco Samaras che gli 11 miliardi di tagli a breve chiesti dagli accordi non riesce a farli senza una catastrofe sociale.
«La situazione è difficile, puntiamo su rapporti solidi nell’economia reale», dice invece il nostro capo del governo a Bocharov Ruchei, la residenza del presidente Putin sul Mar Nero. «La terra sulle radici». Padre Macario. Bene così. Ma che la smetta di vaneggiare di panacee finanziarie e di cercare consensi in chi ha interessi diversi dai suoi, dai nostri. Almeno spero. Non cerchi l’applauso di tutti. Non serve.
Per inciso: il dipinto è mio, del 1996, si intitola “No c’è”.
A presto.
Edoardo Varini
(23/07/2012)