Gli angeli in cielo ed i morti per terra: che poi non sono due cose, sono la stessa
Che sia di risurrezione o di liberazione, che sia cristiana oppure ebraica, che la si chiami Pasqua oppure Pèsach, che la si offici tra rami di ulivo benedetti o pani non lievitati, essa è il tempo di celebrare due cose: la primavera ed il “passare oltre”, che poi non sono due cose, sono la stessa.
Nell’Esodo Dio “passò oltre” vedendo sugli stipiti il sangue di agnello, e l’angelo sterminatore si astenne dal riversarne dell’altro, dal riversarne di umano.
La Pasqua è il tempo della rinascita: della resurrezione in vita. Altra cosa è la nascita, altra e più sacra cosa sono i bambini.
La risurrezione in vita presuppone che la nostra esistenza possa più o meno gradualmente essersi assimilata in tutto e per tutto all’Oltretomba. Pietosamente fingiamo il nostro stupore: in realtà l’Ade, in vita, l’abbiamo più volte incontrato.
Solo che mai avremmo pensato di sopravvivergli, come invece è stato. È stata la Pasqua, ogni volta. Dopo una sofferenza immane.
Garissa, Nord Est del Kenya, all’alba odierna. Miliziani armati penetrano in un campus studentesco e chiedono a studenti e professori: «Sei cristiano o musulmano». Nel primo caso se ti va bene ti tengono ostaggio con le armi alla tempia. Se ti va meno bene fanno fuoco. Se ti va male ti tagliano la testa.
Venti già i morti e 70 i feriti ed oltre 500 i probabili ostaggi.
Gli assassini sono degli Shabaab, jihadisti somali, che è da quando il Kenya inviò truppe contro di loro in Somalia che ritengono di poter fare, che ritengono di dover fare i dispensatori di morte divina, gli angeli sterminatori.
Forse è tempo di smettere di distinguere il cielo e la terra. E così si smetterà di contare due volte: gli angeli in cielo ed i morti per terra. Che poi non sono due cose, sono la stessa.
A presto.
Edoardo Varini
(2/4/2015)