Gli uomini neri, il sangue, la spiaggia: vogliamo smetterla di assecondare la fine?

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Gli uomini neri, il sangue, la spiaggia: vogliamo smetterla di assecondare la fine?

Gli alti uomini neri dalla testa eretta che sfilano portando al macello i più bassi uomini arancioni a testa china lungo una spiaggia nei pressi di Sirte lo sanno che la dimensione non è un dettaglio quando si vuole incutere terrore.

Nemmeno il colore lo è. Per questo sono neri. A dire che escono dall’ombra e la luce non li rischiara.

Se questa fosse una fiaba, una fiaba per esempio dei fratelli Grimm, gli artigli neri afferranti il collo dei ventuno uomini arancioni potrebbero avere due ragioni soltanto: il loro cattivo comportamento oppure un padre scellerato che li ha venduti in cambio di una miglior fortuna al Nemico.

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Ed anche se questa non è una fiaba, ed escludendo la prima e troppo catechistica ragione, dobbiamo dire che la seconda è ammantata da una profonda inquietudine, da un sapore angosciante di realtà.

Perché nessuno su questa spiaggia viene a salvarli? Un armamento ridicolo dietro quei ventuno coltelli levati. No, non è questo.

Se tagliano le teste è perché non possono davvero combattere. L’attacco è psicologico. Necessita di diffusione mediatica. Una domanda, allora: perché gliela forniamo?

Sento parlare di straordinario attorno alla realizzazione di video di terz’ordine, con la scomparsa e ricomparsa delle sagome ad evocare il soprannaturale e ad arrossare il mare il sangue delle vittime.

Vogliamo smetterla, imbelli guardoni d’Occidente, di anelare, di assecondare, di spalleggiare la fine?

A presto. 

Edoardo Varini

(20/02/2015)

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