Il caso Telecom, o della leggerezza di piombo

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Il caso Telecom, o della leggerezza di piombo

Un caro amico mi ha fatto notare che scrivevo spesso di Monti ed ora non scrivo quasi mai di Letta. E ho pensato che è vero e mi sono chiesto perché. E la risposta non ha tardato a venire: è che non lo vedo. Sì, non lo vedo, come un novello Bilbo Baggins con l'”unico anello”, quello dell’invisibilità.

Ma come fai a vederlo uno vestito di grigio, imprecisabile nell’espressione e nell’età, dall’incedere goffamente elegante e che dice frasi che passano come nubi al vento.

«Guardiamo, valutiamo, vigiliamo sul fronte occupazionale, ma bisogna ricordare che Telecom è una società privata e siamo in un mercato europeo».

Forse piuttosto che ricordare l’ovvio o, come molti chiedono, sollevare questioni di opportunità nazionale e strategica – ma sarebbe stato davvero così disdicevole chiedere sin d’ora che la rete rimanesse italiana? – si sarebbe potuto soffermare sulla solidità di un’operazione in cui Telefonica (la società che ha sottoscritto ieri un aumento di capitale per 324 milioni in Telco, la prima azionista di Telecom Italia, assumendone così il 66%), il compratore, ha quasi il doppio dei debiti (45 miliardi) della società comprata (28 miliardi).

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È a una società dalle casse così disastrate che ora il Governo andrà a chiedere l’assicurazione di investimenti adeguati per l’occupazione e lo sviluppo? Ma come si può chiedere assicurazioni di spesa a chi ha già speso enormemente più di quel che poteva? O non avranno ragione forse questa volta i sindacati quando dicono che anziché sperare in una moral suasion che con gli indebitati – per quanto persuasi – non potrà mai attecchire, occorrerebbe ricorrere subito alla golden share?

Ma certo che se i grandi soci italiani di Telecom (Mediobanca, Generali, Intesa Sanpaolo) avvisano il governo a cose fatte, anche il nuovayorkese Letta qualche giustificazione ce l’ha. E allora vai con parole di nube. Tanto che importa? Che l’industria italiana si stia sgretolando sotto i nostri occhi che importa? Se ti intervistano al New York Times che importa? E puoi anche andare a dire da Bloomberg che: «C’è interesse e voglia di investire in Italia e su di noi». Ma se non è vero non è vero. Anche se non c’è malafede, non è vero.

È vero invece che a volte la leggerezza è più pesante del piombo.

A presto.

Edoardo Varini

(25/09/2013)

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