Il corvo e la volpe: indovinate la volpe chi è

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Il corvo e la volpe: indovinate la volpe chi è

«Messer corvo aveva trovato sul davanzale della finestra un bel pezzo di formaggio: era proprio la sua passione e volò sul ramo di un albero per mangiarselo in santa pace. Ed ecco passare di là una volpe furbacchiona, che al primo colpo d’occhio notò quel magnifico formaggio giallo. Subito pensò come rubarglielo.

“Salire sull’albero non posso” si disse la volpe, “perché lui volerebbe via immediatamente, ed io non ho le ali… Qui bisogna giocare d’astuzia!”.

“Che belle penne nere hai!”, esclamò allora abbastanza forte per farsi sentire dal corvo, “se la tua voce è bella come le tue penne, tu certo sei il re degli uccelli! Fammela sentire, ti prego!”.

Quel vanitoso del Corvo, sentendosi lodare, non resistette alla tentazione di far udire il suo brutto cra crà!, ma, appena aprì il becco, il pezzo di formaggio gli cadde e la volpe fu ben lesta ad afferrarlo e a scappare, soggiungendo: “Se poi, caro il mio corvo, tu avessi anche il cervello, non ti mancherebbe proprio altro, per diventare re”.

Morale: chi si compiace degli elogi altrui troppo adulatori, finisce col pentirsene vergognandosi».

Così la favola di Esopo. 


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È dal 22 febbraio dell’anno ab Incarnatione Domini nostri Iesu Christi, vale a dire dall’insediamento del Governo Renzi, che i giornali italiani sono indistinguibili dal quaderno delle buone intenzioni di un catecumeno. E le buone intenzioni, va da sé, sono quelle di Matteo, cui l’Europa e l’Italia pare non chiedano il fare ma semplicemente il dire.

Matteo vince se azzecca la frase, e la azzecca quasi sempre, dal momento che dice quasi sempre quel che vuol sentirsi dire il suo interlocutore.

Le foto con i protocollari sorrisi che ci sono giunte ieri da Berlino potrebbero trarre in inganno. Angela resta la creditrice e Matteo il debitore. Ora, che c’è di più sospetto per gli amministrati del debitore di una creditrice che loda incondizionatamente il piano di rientro dello stesso che non ha in vista alcuna nuova entrata?

Una cosa tipo: «Noi rispettiamo tutti i limiti che ci sono stati dati in Europa, a partire dai parametri di Maastricht» è un tantinello servile, ma se aggiungi che malgrado questo ci sarà la crescita diventa completamente demenziale. Il 3% nel rapporto deficit/Pil è incompatibile con la crescita. Francia e Germania per attuare le riforme lo superarono.

Inoltre non è affatto vero che l’Europa è a soluzione dei nostri problemi: da quando siamo entrati nell’euro il nostro Pil pro capite è sceso sotto la media dell’UE, prima era sopra.

E poi mi fa troppa simpatia il continuo rinvio al Rinascimento. È giusto, Matteo. Dobbiamo partire dalla coscienza del nostro perduto valore. Ed è vero che anche Michelangelo davanti a Giulio II alla fin fine piegava la testa. Ma non quando prendeva la gradina in mano.

Ecco, se ti senti il Buonarroti, cerca di farlo anche tu. Ma non di dirlo, di farlo. Vai pure a Berlino a compiacere il potente,  ma quando torni ricordati che per rimettere in sesto l’Italia il cambiamento di regole lo dovrai chiedere, ed anche a voce piuttosto alta.

A presto. 

Edoardo Varini

(18/03/2014)

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