Il ddl Cirinnà: una bestialità che equipara la sterilità alla vita. Il trionfo della morte
Si terrà sempre il 30 gennaio a Roma, il Family Day, la «giornata della famiglia». Ma il luogo è cambiato. Non sarà più Piazza San Giovanni ma il Circo Massimo, perché la piazza non sarebbe bastata. Un luogo, il secondo, in cui di manifestanti non ce ne stanno milioni – come sento dire ridicolmente da tutti quelli che hanno creduto ai 2 milioni e mezzo del veltroniano Pd day del 2008 (possibile solo con 18 persone in un metro quadrato) – ma 350.000, che sono comunque tanti.
Sono diversi i soggetti promotori, ma il più attivo è stato il comitato «Difendiamo i nostri figli», nella convinzione che «il futuro dell’Italia passa dal futuro della famiglia e consapevoli che fare male alla famiglia significa fare male all’intero Paese».
Incredibilmente ci sono un sacco di nostri connazionali che contestano questa affermazione. Sono quelli che difendono il ddl Cirinnà bis, quello aggiornato al 12 marzo, ora in discussione al Senato, intitolato: «Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze». Perché di queste due cose parla.
Articolo 1, Costituzione dell’unione civile tra persone dello stesso sesso
1. Due persone dello stesso sesso costituiscono un’unione civile mediante dichiarazione di fronte all’ufficiale di stato civile ed alla presenza di due testimoni. 2. Presso gli uffici dello stato civile di ogni comune italiano è istituito il registro delle unioni civili tra persone dello stesso sesso.
Articolo 2, (Modifiche al codice civile)
1. All’articolo 86 del codice civile, dopo le parole «da un matrimonio» sono inserite le parole «o da un’unione civile tra persone dello stesso sesso».
Mi fermo qui. Io quelle parole non voglio sostituirle. Matrimonio deriva dal latino matrimonium, formato dal genitivo singolare di mater (matris) congiunto al suffisso -monium, collegato al sostantivo munus, che vale “dovere, compito”.
L’unione ha finalità procreativa. La madre viene prima della moglie. Quale dei due “coniugi” di una copia omosessuale può essere madre?
La Costituzione non tutela il matrimonio per ragioni ideologiche ma perché senza la procreazione uno Stato muore. Articolo 29: La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. […] Articolo 30: È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio. […] Articolo 31: La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.
Che ciò che genera vita e ciò che non la genera sia egualmente protetto dallo Stato, come vorrebbe il ddl Cirinnà con l’introduzione del nuovo istituto giuridico dell’unione civile, è una bestialità. È una cosa che equipara la vita alla morte. Perché la sterilità è il trionfo della morte.
A presto.
Edoardo Varini
(25/01/2016)