Il Fondo Atlante: ma vi fu mai una più titanica pagliacciata?

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Il Fondo Atlante: ma vi fu mai una più titanica pagliacciata?

Se volete vi dico in due parole come finirà la ridicolissima vicenda del neocostituito Fondo Atlante, che è da quando l’ho sentita che mi viene in mente il vorticare dei massi in caduta sopra la testa dei giganti nell’omonima sala di Palazzo Te, ove chi non c’è stato corra, ché vedrà con ineguagliabile nitore il futuro dell’Italia nel volgere di massimo un anno: la più fragorosa delle cadute.

Bene, il Fondo Atlante è un Fondo di investimento alternativo (e quanto lo è! il lo definirei di disinvestimento) lanciato da un soggetto privato che non sto a ricordare sotto l’egida e con l’entusiasmo del nostrano governo, che in questa favolosa operazione si è sentito di coinvolgere un po’ tutti: le due principali banche italiane – Unicredit e Banca Intesa –, le fondazioni bancarie, la Cassa Depositi e Prestiti ed altri istituti minori.

Ha convinto – immagino non gli sia stato difficile – ciascuno di questi soggetti a dare secondo possibilità, con l’obiettivo di giungere a 5 miliardi di euro entro breve, anche se al momento ne siamo molto ma molto lontani.

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L’ingresso del Fondo sulla scena del sistema finanziario italiano è stato presentato un po’ come quello del Savoia Cavalleria a Guastalla, ma si è capito già al primo squillo di tromba che il secondo sarebbe stato più fievole.

Due sono le finalità di Atlante: sostenere la ricapitalizzazione delle banche italiane e rilevare i loro crediti in sofferenza.

Quanto alla ricapitalizzazione, abbiamo avuto di recente l’intervento sulla Banca Popolare di Vicenza, che la Borsa non ha ammesso alla quotazione perché mancanti «i presupposti per il regolare funzionamento del mercato», dal momento che l’acquisto delle nuove azioni è stato residuale, ben distante dai preventivati 1,75 miliardi di euro. Eccoti allora intervenire Atlante, e caricarsi sul groppone il 99,3% dell’Istituto vicentino.

Tra poco vi sarà la ricapitalizzazione di Veneto Banca e non vi è proprio alcuna ragione al mondo perché le cose debbano andare diversamente. Temo che già in seconda battuta la dotazione del fondo sarà esaurita.

La seconda finalità del fondo, rilevare i crediti in sofferenza, avrebbe dovuto a sua volta trovare sostegno negli interventi legislativi di recente introduzione miranti a velocizzare e facilitare la riscossione dei crediti da parte delle banche.

Epperò si tratta di interventi – ad iniziare dal pegno non possessorio e dall’allargamento del patto marciano – che incidono sulla valutazione dei crediti futuri e non di pregressi. E i pregressi ammontano a 360 miliardi di euro. 

Ha proprio ragione Renzi: «Atlante sarà la soluzione». Ma per due mesi, massimo tre, se proprio gli dei arrideranno ad Atlante. 

Ma mai gli dei arrisero ai titani. A Palazzo Te, lo ripeto, è già stato affrescato l’epilogo da Giulio Romano. 

A presto. 

Edoardo Varini

(05/05/2016)

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