La Brexit: Albione da perfida è diventata idiota
Se c’era una nazione che traeva vantaggio dalle inefficienze finanziarie dell’Unione Europea e dalla sua permanenza in essa era il Regno Unito: la sua industria finanziaria prosperava per questo e l’industria finanziaria è la prima in terra d’Albione.
Io non ricordo una gaffe di proporzioni maggiori nella storia d’Europa. Forse le due invasioni di Russia: napoleonica e hitleriana. Quelle cose che se solo ti fermi a pensare un istante non le fai ma quell’istante non arriva. E ti ritrovi, con la massima consapevolezza, a compiere una castroneria sesquipedale.
L’industria britannica dei servizi finanziari impiega oltre un milione di dipendenti, pari al 3,7% della forza lavoro. Nel 2013 ha contribuito al Pil per l’11,8%, con un controvalore di 180 miliardi di sterline.
Questa ricchezza è destinata a finire altrove nel giro di poco tempo. Forse non parliamo nemmeno di anni ma di mesi.
Downing Street non è spaventata, è terrorizzata. Al punto di pensare di aumentare l’attrattività abbassando dal 20% al 15% la tassazione sulle imprese.
Ma non basterà, non c’entra niente. Il problema vero è la perdita dei diritti di passporting per gli strumenti finanziari, dal momento che il contesto normativo non sarò più condiviso con il resto d’Europa. Si sono inventati l'”equivalenza”, in virtù di una concessione triennale. Ma sarà la Gran Bretagna a doversi uniformare a regole europee su cui non avrà alcuna voce in capitolo e la concessione finirà. Presto o tardi finirà.
Ne beneficerà Dublino, principalmente, io credo: si parla inglese, sistema legale common law, una piazza finanziaria già molto evoluta, e già ai primi posti per i fondi comuni.
La Brexit non è nata dal populismo ma dall’inettitudine di un premier: David Cameron.
Da anni il Regno Unito è malgovernato. E spende e spende e si indebita. Teresa May non dovrebbe pensare a rassicurare l’Europa ma i suoi connazionali. Non dovrebbe dire «che non ci sarà marcia indietro». Perché ci sarà. Prima che il mondo se lo aspetti.
A presto.
Edoardo Varini
(30/3/2017)