La disoccupazione giovanile: l’ultimo velo di Yorick
Non è reggendo il teschio di Yorick che Amleto pronunciò «To be or not to be; that is the question. Whether ’tis nobler in the mind to suffer…», non si ha poi così gran lucidità davanti alla Morte.
Non è guardando le sue vuote orbite che riesci a dire cose tipo: «Morire… dormire, e poi sognare, forse… Già ma qui si dismaga l’intelletto». L’osservazione della fine delle cose per solito ottunde, spaventa, irretisce i pensieri. Al più riesci a dire: «Aiuto, amici, soccorretemi!», come accadde allo zio usurpatore allorché fu trafitto dal Principe di Danimarca.
Temo che la politica non sappia più, ahimè, davanti allo sfacelo economico italiano, che egualmente invocare, balbettare. Non aspettiamoci quindi grandi dichiarazioni, grandi certezze, grande fluidità di parole e di intenti. Grande coerenza. Attendiamoci cose frante. Spizzichi e bocconi, cocci.
Davanti al peggior dato trimestrale sulla disoccupazione di sempre (13,6%, +0,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e una disoccupazione giovanile nazionale al 46%, fino al picco del 60% al Mezzogiorno) che sfolgorio di parole puoi inventare?
Se hai un po’ di pudore, resta inteso. Altrimenti le spari grosse come cartucce magnum da cinghiale, palla di 40 grammi, che sotto i 50 metri ti ferma il “re della macchia” alla prima botta. Così fa Renzi, per abbattere quel poco che resta di sincerità nella politica, spero non sia sotto i 50 metri. E dice: «Ce la faremo, l’Italia sta facendo la sua parte, non occorrono nuove manovre». Ah no?
Il suo ministro dell’Economia e delle Finanze è già partito alla cerca di 0,7 punti di Pil con le privatizzazioni, che sono poi la vendita del 40% delle Poste e del 49% dell’Enav. E poi ha aggiunto che «È indispensabile iniziare a ridurre il debito pubblico».
Un carillon, la stessa nenia, meccanica. Dicono che la crisi stia colpendo più i giovani, così ti viene da pensare che c’è tempo per rimediare. È una cosa che i recenti rapporti Istat non smettono di evidenziare, ma è una cosa omissiva, che è poi come dire, garbatamente falsa.
È vero che nella fascia 25-34 anni dal 2008 ad oggi gli occupati sono scesi da 5,6 milioni a 4,2, ma è anche vero che questa fascia viene assistita spesso dai genitori. Ai disoccupati over 40 con figli chi pensa? Sono 1,5 milioni di persone.
Bloccate già sulle pagine degli annunci di lavoro, nel 70% dei quali l’età richiesta non supera i 38 anni. Inserire la limitazione di età nelle offerte di lavoro è espressamente vietato dalla normativa europea: non se ne cura nessuno. Altri dati? Solo il 4% degli over 50 che perdono occupazione trovano una ricollocazione. Solo il 30% dei disoccupati italiani gode degli ammortizzatori sociali. E noi continuiamo a dire che il problema vero è la disoccupazione giovanile. Così pensiamo che le riforme abbiano il tempo di rimediare a un disastro che invece è già in atto. È accaduto.
Meglio guardarlo, meglio guardarlo allora questo teschio. Che un tempo era di Yorick, il buffone del re. Poi il re se n’è andato. E sono rimasti i buffoni.
A presto.
Edoardo Varini
(04/06/2014)