La gaia scienza dell’evanescenza
Ora che in grazia di una domanda della più fusta tra le mezzobuste abbiamo appreso che per Monti la massoneria è un concetto “evanescente” (e meno male che per Garibaldi e Mazzini e Cavour – si pensi solo al suo fidato amico e segretario Costantino Nigra, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia nel 1861 – lo fu di meno, altrimenti questo paese forse non ci sarebbe stato) e che dunque tale – e cioè a dire “evanescente” e dunque “ingannevole” e “sfuggente” – è conseguentemente anche il dato storico ormai di antica acquisizione che il Regno d’Italia fu dalla sua unità fino alla fine della Prima guerra mondiale retto in buona sostanza da questa oggi tanto vituperata istituzione (immaginate l’appello in un’aula deamicisiana, ma immaginatelo bene, con appesi alle pareti i nastrini tricolore, intendo dire; solo che al posto di Garrone, Coretti, Votini e Nobis e Garoffi e «il più bello di tutti» Derossi, ci mettete De Pretis, Crispi, Carducci, Pascoli, Badoglio, Cadorna e Diaz e tanti altri ancora) ora che abbiamo appreso di questa fumosità, di questa quasi ostentata storica insipienza, ora possiamo dire: finalmente! Finalmente, ora sì che possiamo fidarci. Ora che sappiamo che Mario Monti non è massone. Ma, no, aspettate, di più, c’è di meglio: ora che sappiamo che «non saprebbe nemmeno accorgersi se uno lo è».
Riflettiamo un istante? Perché mai a qualcuno dovrebbe venire in mente di fare questa precisazione? Per mettere le mani avanti? Per dire di quel tale per cui hai lavorato: non sapevo? Per dire di quell’altro che hai alle dipendenze: non credevo? Ma sì, lo sappiamo: tempori serviendum est, diceva Cicerone, “bisogna adattarsi alle circostanze”. E allora alla fusta mezzobusta devi rispondere nel modo più prudente, perché poi il tempo di spiegare non l’avresti, posto che la spiegazione potesse mai interessare qualcuno. Per televisione, poi…
Ma veniamo al concreto e all’oggi, e cioè al decreto sulle liberalizzazioni, dalla Liberalizzazione delle attività economiche e riduzione degli oneri amministrativi sulle imprese (Art. 1) alla Promozione della concorrenza in materia di conto corrente o di conto di pagamento base (Art. 28). Dovrebbero derivarne «vantaggi evidenti per i consumatori» pari a 400 euro pro capite. Non è molto, oggettivamente. Ma in questa fase è necessario anche il qualcosa. Dunque, ben venga questo qualcosa. Alcuni dettagli non paiono chiari, quale per esempio l’impossibilità di parafarmacie ed ipermercati di vendere i medicinali di fascia C, quelli con obbligo di ricetta ma interamente a carico del cittadini. Stiamo parlando di ansiolitici, pillole contraccettive e farmaci per le disfunzioni erettili, che da soli valgono un terzo del mercato (immagino che vi sarà un’impennata del consumo di Tavor tra i parafarmacisti). Le banche, per esempio, ne escono sostanzialmente indenni. E le assicurazioni? Resta il rapace sistema tariffario del bonus/malus epperò se ci mettiamo in auto una scarola nera ci sarà un imprecisato sconto? Una scatola nera? Ma non l’avevano già tentata un lustro fa senza esito alcuno? Davvero si vogliono colpire le corporazioni? È lecito dubitare.
Speriamo che per Monti la “logica d’insieme” di questo decreto, quella che ha chiesto ai partiti di non stravolgere, sia per lui meno evanescente del concetto di massoneria. Che forse sarebbe anche ora di meglio definire (pensate che il massone Giovanni Bovio, cui De Amicis nel 1895 tributò un saluto, diceva “definirsi o sparire”, il contrario esatto dell’incerta evanescenza). Varranno a farlo – in maniera che ritengo ineguagliabile – due passi tratti dalle Lezioni di massoneria di Johann Gottlieb Fichte riguardo agli scopi dell’uomo e della società (1802-03): «L’unico scopo dell’esistenza umana sulla terra non è né cielo né inferno, ma solo l’umanità, che quaggiù portiamo in noi, e la sua massima perfezione»; «Lo scopo di una società particolare può essere soltanto quello di risollevare a cultura umana universale l’unilateralità delle classi sociali».
Considerate se queste cose possano o debbano meritare l’oblio.
A presto.
Edoardo Varini
(22/1/2012)