«Al Colorado bar, vicino a Pero, dove ci sono le raffinerie»
In Italia, e specialmente nelle procure, c’è ancora chi pensa che un affare internazionale da 1 miliardo e 92 milioni di dollari possa essere fatto senza intermediari, vale a dire senza ungere nessuno dei cardini su cui si regge sua maestà Opportunità economica.
La ragguardevole cifra fu sborsata da Eni per acquisire il 50% della licenza di esplorazione di un campo petrolifero offshore in Nigeria denominato Opl-245: il restante 50% appartiene a Shell. L’importanza del campo di esplorazione ce la dice Eni stessa: «il maggiore potenziale minerario non sviluppato dell’offshore profondo del paese».
Come sono ragione e una minima conoscenza delle cose del mondo a dettare, i vertici dell’azienda italiana hanno doverosamente affermato di avere trattato unicamente con il governo nigeriano e con la Shell. Ma hanno anche – forse, per carità, è soltanto una mia supposizione, e so benissimo di scandalizzare molti – doverosamente mentito.
La Procura di Milano sostiene che il governo di Abuja abbia contato come il due di briscola, e che i protagonisti della trattativa siano stati in realtà l’ex ministro del petrolio nigeriano Dan Etete, il suo connazionale faccendiere Emeka Obied, il suo socio italiano Gianluca Di Nardo, e l’ex giornalista Luigi Bisignani, al Di Nardo collegato, che secondo gli inquirenti avrebbe fato da mediatore. Dobbiamo scandalizzarci?
Ma che il gruppo del cane a sei zampe abbia acquisito il diritto allo sfruttamento di un simile giacimento non importa a nessuno? Ma che oltre il 30% della multinazionale dell’energia e dunque il suo controllo sia di proprietà dello Stato non fa sorgere a nessuno l’idea dell’interesse nazionale?
Possibile che ogni volta che un’azienda italiana di prestigio si muove esattamente come tutte le altre sue concorrenti internazionali deve avere qualche Pm che indaga presidente ed amministratore delegato su quanto è impossibile – almeno volendo stare sul mercato – non fare?
Anime belle, provate a sporcarvi le mani oltreconfine. Con il petrolio, per esempio, o con le commesse militari. E poi andate a fare una bella partita a flipper – come ebbe a dire Marizzi Marlen Maddalena al giudice «tra il rosso demonio delle labbra e il nero mortale degli occhi» in un bel racconto di Scerbanenco – «al Colorado bar, vicino a Pero, dove ci sono le raffinerie».
A presto.
Edoardo Varini
(12/09/2014)