«Credo non sia fantascienza immaginare», o dei pericoli della gestalt renziana
Ieri per la prima volta Renzi nel Palazzo di vetro dell’Onu. A dire cose tipo: «Credo che non sia fantascienza immaginare che nell’arco dei prossimi cinque anni nella mia terra, nel mio paese, l’aumento dei posti di lavoro verrà soprattutto da settori legati all’innovazione, alla tecnologia e ai cosiddetti “green jobs”, i lavori verdi».
Vedi Matteo, sembra tu abbia detto qualcosa, ma non hai detto niente. Ti capita di frequente, in verità. Vorrei provare a dimostratelo, penso sia sufficiente un pizzico di semiotica interpretativa.
Essendo notoriamente lo sviluppo tecnologico un processo a crescita esponenziale e non lineare, esattamente come il processo evoluzionistico, l’unica impossibilità che ci si prospetta è per l’appunto definire l’impossibile.
Avresti potuto indifferentemente dire: «Credo che non sia fantascienza immaginare che nell’arco dei prossimi cinque anni i personaggi dei videogiochi usciranno dallo schermo a stringerci la mano». C’è già un nome, per questo, “videogiochi olografici”.
O avresti potuto anche dire: «Credo che non sia fantascienza immaginare che nell’arco dei prossimi cinque anni il PIL cinese sarà più alto di quello degli Stati Uniti». Potrebbe accadere. Perché no?
O che saremo enormemente più longevi, che sotto i 120 anni si morirà solo negli angoli disgraziati della terra o per incidente. O che tu avrai fatto risorgere questa nostra martoriata nazione a forza di chiacchiere e promesse. Pardon, quello in soli tre anni.
Dunque, la premessa della tua affermazione, «Credo che non sia fantascienza immaginare» non era corretta ma semplicemente non dimostrabilmente sbagliata.
Andiamo avanti: «…nel mio paese l’aumento dei posti di lavoro verrà soprattutto…». Ma aumento rispetto a che cosa? Rispetto a quale dato? Anche l’occupazione di una quarta persona su mille è un incremento dei posti di lavoro se prima a lavorare erano in tre. Non vuol dire niente, Matteo.
Ripeto, Matteo, tu dici raramente cose giuste o anche semplicemente concrete ma assai frequentemente dici cose non dimostrabilmente sbagliate (ma nemmeno lanciare un pizzico di sale rovesciato dietro la spalla sinistra è dimostrabilmente sbagliato, è solo illogico).
E così governi, a promesse: è in fondo una grossolana applicazione della teoria leopardiana della poetica del vago.
E alcuni, troppi di noi, riconoscono in essa dei significati, come gli antichi scrutando un agglomerato di stelle vi ravvedevano l’Orsa maggiore. Si chiama psicologia della gestalt, che in tedesco significa forma. E ti fa scorgere cose ancora più virtuali di quelle che hai visto indossando i Google Glass. Tipo che tra cinque anni non saremo alla fame.
A presto.
Edoardo Varini
(24/09/2014)