L’Inter, l’inchiesta sul Sole e la bellezza di un’alba tragica
Un lunedì rallegrato dalla consapevolezza che l’Inter è finalmente diventata una squadra e funestato dal vedere che quello che ho sempre fortemente ipotizzato è una realtà: nell’era del Web 2.0, se fai l’editore, non puoi fare il fenomeno, devi “tirare la lima” giorno per giorno, facendo i conti con le poche copie cartacee vendute, le ancor meno copie digitali, ed il doverti inventare speranzoso – pregando il tuo Dio ogni mattina e ogni sera, come uno Shemà Israel – nuovi servizi alle aziende, ai professionisti, ai lettori.
Su scala mondiale, il calo delle copie cartacee non è stato minimamente compensato dalla crescita degli abbonamenti al digitale. Pertanto non mi stupisce affatto che la procura di Milano abbia iscritto tra gli indagati per false comunicazioni al mercato il direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano, responsabile anche di Radio 24 e dell’agenzia di stampa Radiocor, l’ex presidente del gruppo, già numero uno della Fondazione Fiera Milano, Benito Benedini, e Donatella Treu, ex amministratore delegato e direttore generale dell’editrice.
C’è poi un secondo filone di indagini, che riguarda il rapporto tra il gruppo di via Monte Rosa e la società inglese Di Source Limited e vede indagati per appropriazione indebita di una cifra intorno ai 3 milioni l’ex direttore dell’area digitale, Stefano Quintarelli, suo fratello Giovanni, il commercialista Stefano Poretti, Massimo Arioli (ex direttore finanziario del gruppo), Alberti Biella (ex direttore dell’area vendite) e Filippo Beltramini (direttore della società inglese Fleet Street News Ltd).
Dal mio punto di vista, il troncone d’inchiesta più rilevante è il primo, quello che vede coinvolti i vertici del Gruppo per false comunicazioni sociali. Vorrei per questo spenderci qualche parola in più.
In sostanza sarebbero stati iscritti a bilancio 109 mila abbonamenti digitali inesistenti, al fine di far sembrare meno in crisi il gruppo posseduto da Confindustria. Confindustria che ha diffuso oggi la seguente nota: «In riferimento alle comunicazioni della Procura di Milano, Confindustria conferma piena fiducia alla magistratura nella sua azione e ribadisce la necessità che venga fatta la più ampia chiarezza sui fatti passati relativi al Sole 24 Ore. […]Confindustria, nella sua qualità di azionista di maggioranza del Gruppo, valuterà tutte le azioni necessarie a tutela propria e degli altri azionisti».
Insomma, Confindustria si stupisce di queste irregolarità. Io mi stupisco di quanto abbiano tardato ad emergere.
Il Gruppo 24 Ore da anni descrive la realtà economica italiana con gli occhiali rosa. Però la realtà alla lunga è incomprimibile e più ci provi più forte ti travolgerà quando troverà una via d’uscita.
L’Italia è un Paese finito che può contare solo sul suo popolo per il proprio riscatto. Smettiamola di dare rilevanza a commenti di commedianti che non hanno la minima idea di quel che stanno dicendo. I giornalisti veri non sono in televisione. Se lo fossero, non potrebbero starci.
Invito i miei lettori ad informarsi diversamente, da fonti indipendenti dal sistema. A credere più alla realtà che vivono intorno che alle riforme presentate, in particolare dal Sole, come toccasana.
Siamo un Paese in cui il lavoro pubblico è diventato una prebenda per paraculi. Che stanti così le cose rimarranno privilegiati a vita, dal momento che possiamo tranquillamente affermare che la verifica della loro efficienza non è prevista che formalmente.
Siamo un Paese in cui o si lavora per microaziende che verranno spazzate via al primo colpo di tosse di una banca o alla prima mancata commessa o dall’Agenzia delle Entrate, oppure ci si è aperti una Partita Iva che ci servirà ad accumulare debiti fiscali e angoscia.
Il giornale di Confindustria può scrivere ciò che vuole. L’Istat può rilevare ciò che vuole. In televisione possono cazzeggiare fino all’alba.
Ma il giorno di un’alba dalla luce vera, tersa, arriverà. Sarà un alba tragica, sì, come il titolo del film di Marcel Carné del ’39. La sceneggiatura è di Prevert. A un certo punto François (Jean Gabin) dice a Clara (Arletty): «Sei bella così. Sembri la la verità che esce dal pozzo».
L’Italia, quando la finalmente l’estrarremo dal pozzo, avrà la stessa bellezza.
A presto.
Edoardo Varini
(13/03/2017)