L’irrisione è finita: capitelo presto sedicenti rossi sotto le celesti crepe

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L’irrisione è finita: capitelo presto sedicenti rossi sotto le celesti crepe

Scrive Antonio Polito sul “Corriere”, il giornale di cui è vicedirettore, a proposito del Berlusconi bolognese: «Nessuna resa alla supremazia leghista sul centrodestra». Ed allora la prima domanda che mi viene da fargli è: «Ma c’eri»?

Nel mio precedente articolo ho riconosciuto la lungimiranza ed il coraggio politico del leader italoforzista, ma non certo quanto scrive Polito, che racconta di questa grande manifestazione della destra come fosse un tirare a fregarsi all’angolo di una bettola di tre balordi lì a passar la sera. 

Dunque Berlusconi ieri non si sarebbe arreso alla supremazia leghista. Già l’impiego del lessico bellico non è neutrale: ci si arrende a un nemico. E dunque ieri Berlusconi non avrebbe potuto arrendersi, perché il nemico non c’era. Avrebbe potuto invece riconoscere che al momento la linfa vitale del centrodestra è la Lega. C’è qualche analista politico, a parte Polito, che ieri non abbia visto il riconoscimento berlusconiano di una supremazia rappresentativa a Salvini?

Il che non impedisce, direi anzi garantisce, che da domani, da oggi, si lavori alla costruzione di un centrodestra nuovo capace di passione civile, competenze amministrative ed – una cosa questa che alla sinistra sfugge – idealità.

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Mi perdoni Polito, non è accanimento, è solo che ho deciso di cogliere questa occasione per spiegare agli elettori di Forza Italia e della Lega che la sistematica irrisione perpetrata nei loro confronti da chi si ritiene superiore – per cultura, forse, e non per sangue, ma la sprezzo dei non consimili è lo stesso – per il semplice fatto di dirsi “di sinistra”.

Scrive il vicedirettore: «Il leader leghista non sarebbe del resto il primo Matteo che Berlusconi tenta di usare come la piscina di Cocoon, per prolungare la sua carriera politica oltre i limiti della fisiologia. Però con l’altro Matteo è finita anzitempo: troppo furbo per i gusti del Cavaliere, e troppo avido dei suoi voti per esserne alleato».

Che è un po’ come dire che il Matteo di Piazza Maggiore, Salvini, è meno furbo. Ed anche politicamente più incapace, perché quale politico non è avido di voti? E passa così, quasi subliminalmente, che il Matteo leghista è più tonto del Matteo democraticocristiano, pardon, pidiessino.

Ma la perla arriva subito a seguire: «Con la manifestazione di ieri, riuscitissima anche grazie alla stupida violenza di chi ha cercato di impedirla con la forza». Capite? Non sono stati solo i contenuti e l’acume ed il coraggio politico di Salvini e la compattezza del popolo della Lega e lo spirito di comunione ideale degli italoforzisti a riempire la piazza: no! Sono stati anche i quattro sciamannati con le bombe carta.

Non lo so, non vorrei annoiarvi ma vi assicuro che potrei continuare ad evidenziarvi quest’opera di costante demolizione dell’avversario che i “veri” democratici, i “veri”  antifascisti, i “veri” intellettuali dal cuore più rosso degli altri pongono costantemente in essere. Ed allora io domando: ma il razzismo culturale è meno razzismo?

Ancora un rilievo, perdonatemi, e poi smetto: il fatto che Salvini avrebbe bisogno di Berlusconi per avere la «rispettabilità che presso un certo e non piccolo elettorato moderato il prestigiatore di Arcore continua a garantire». Due piccioni con una fava: il Presidente di Forza Italia vende fumo (questo fanno i prestigiatori, altresì detti “illusionisti”) e Matteo leghista è di suo irrispettabile.

Carissimi editorialisti impomatati, la dovete smettere. Imparate a capire che la tracotanza è in sé ignoranza. Che un popolo non è mai stupido. Che la guida che si è scelto non è mai irrispettabile. E che il centrodestra ha la fortuna di potersi ricostruire in un momento storico decisivo. Il centrosinistra ha ancora da crollare. E le crepe stanno arrivando al cielo. Molto, ma molto più in alto delle luminarie dell’Albero della vita dell’Expo.

A presto. 

Edoardo Varini

(09/11/2015)

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