«It’s too stupid to believe»

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«It’s too stupid to believe»

I giganti nuovayorkesi hanno battuto i patrioti della Nuova Inghilterra per la seconda volta in quattro anni. Ventuno a 17, ultimo touchdown di Ahmad Bradshow a meno di un minuto dalla fine. Nei 13 minuti d’intervallo oltre 200 milioni di americani hanno finto che una 53enne finta bionda in gramaglie assire fosse bella e sapesse cantare. Avranno finto altre cose, per esempio che le patatine e i pop corn fossero il cibo migliore del mondo e di vivere over the land of the free and the home of the brave.

Il Superbowl Indicator parla chiaro: se vince una squadra della National Football Conference i mercati saliranno, e questo è il caso. Oddio: anche nel 2008 vinsero i Giants, ma il mercato prese una batosta che non si vedeva dai tempi della Grande depressione: Dow -34%, S&P500 -39. Tuttavia, storicamente, a seguire questo indicatore ci si indovina nell’80% dei casi. Si sa: di correlazioni se ne trovano quante se ne vuole, dal momento che la trama delle coincidenze è infinita.

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Questa venne in mente a un uomo che in vita sua pensò assai più allo sport che al resto, Leonard Koppett, cronista sportivo al “New York Herald Tribune”, al “New York Post” e al “New York Times”. Una volta scrisse una cosa che applicata alla borsa è semplicemente illuminante. È una lampadina che fa abbastanza luce da rischiarare tutto. Scrisse: «Due tendenze paiono (tra le altre) abbastanza universali tra gli esseri umani del XX secolo: il desiderio di far soldi con meno fatica possibile e l’eccessiva convinzione che la statistica fornisca le indicazioni che servono».

Tornando al bizzarro indicatore, quando Leonard seppe che qualcuno l’aveva preso seriamente rimase di stucco. Lui questa cosa l’aveva scritta per ironizzare sul fatto che le persone tendono a scambiare delle semplici correlazioni per precise causalità. Era una sorta di satira sulla fallibilità del ragionamento statistico. Ne aveva già individuato un altro di “infallibile” indicatore: che la media battute del baseball ed i rendimenti del mercato azionario fossero inversamente correlati. E davvero non riusciva a credere che qualcuno non capisse che si trattava di uno scherzo. «It’s a joke», diceva, «It’s too stupid to believe».

A presto. 

Edoardo Varini

(6/2/2012)

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