«La rabbia cieca» delle piazze e il suo facile perché
Il Presidente della Banca centrale europea Mario Draghi si è recato l’altrieri al Parlamento europeo per illustrare il suo piano d’azione a venire, per il prossimo anno. Ha invitato i governi nazionali a porre in atto strategie comuni per «riportare l’economia sui giusti binari», perché «la politica monetaria da sola non potrà fare tutto». E poi la solita promessa da Babbo Natale agli infanti in trepida attesa: «Mi impegno ad utilizzare nuovi strumenti non convenzionali», ovverosia ad acquistare bond sovrani, una cosa che fa baloccare gli squali di borsa e tremare quei pesciolini che magari prima di comprare un titolo ne vanno a vedere i fondamentali, ne valutano il business e il rischio connesso, che in una parola ci investono.
Drogare il cavallo non è mai valso a ridargli salute. Importa a qualcuno? Devo dire che io di Mario non saprei dire male: si sta comportando da buon tecnico e da buon italiano, anzi, era dai tempi dei martiri di Belfiore che non si vedeva un patriottismo così. Prima o poi arriverà un feldmaresciallo Radetzky a dirgli di farsi da parte: a impiccarlo non credo, troppa televisione.
È ammirevole il suo tentativo di non riferire la rampogna all’Italia soltanto, ma le cose stanno proprio così. Siamo noi a meritarla, più di chiunque. E non perché non rispettiamo il Patto di stabilità, ma perché non rispettiamo noi stessi, sommersi dalla cafoneria dei telefoni bianchi dei nuovi faraoni e dai corsi di cucina, dal se sia meglio la farina di farro o di kamut, lo zumba fitness o lo spinning, il libro del cantante o quello dell’attrcie, le secchiate di acido ialuronico in faccia o quelle di crema anti-age botox like, il selfie da destra o da sinistra, come se tutti i selfie del mondo non venissero dalla paura di non vedersi più.
A Nord delle Alpi a nuttata è passata. In recessione siamo rimasti solo noi. E mi fanno qualcosa a mezzo tra la pietà e il sorriso i commentatori nostrani che evidenziano il blando ritmo dell’altrui ripresa. Andiamo avanti ad accalorarci per quale nano ha la meglio alla Camera sul nulla dell’articolo 18. «Siamo i bersagli di una rabbia cieca» dicono gli agenti nelle piazze. Ma la rabbia è solo e sempre cieca, come la disperazione.
A presto.
Edoardo Varini
(19/11/2014)