«Non c’è nulla di più ingiusto»
Ora dirò la cosa più politicamente scorretta che di questi tempi si possa dire. La dirò per la semplice ragione che mi vergognerei a non dirla. Io suppongo che il lavaggio del cervello sia ormai irreversibile, irrimediabile. Suppongo sia giunto al punto di non ritorno.
Se applaudiamo un premier e ministro dell’economia che vuole aumentare l’IVA, il punto di non ritorno l’abbiamo alle spalle. Il suo superamento è compiuto.
L’IVA fa una sola cosa, indiscriminatamente: colpisce i consumi. E dal momento che i redditi bassi sono interamente destinati al consumo, l’impatto percentuale su quei redditi è più forte. È questo lo spirito di equità sociale che sta muovendo il nuovo governo dei tecnici?
Tutti voi conoscerete Don Milani, la scuola di Barbiana, la Lettera a una professoressa, l’istanza morale assoluta di combattere per il riscatto dei poveri, degli emarginati e dei sofferenti, irriducibilmente. “Con le mani avanti”, come nella poesia di Reverdy («Un’immagine / Bisogna spezzare tutti i ceppi e partire / Con le mani avanti»).
Però forse non sapevate che scrisse questo:
«Povero è chi consuma tutte le sue entrate. Ricco chi ne consuma solo una parte. In Italia, per un caso inspiegabile, i consumi sono tassati fino all’ultima lira. Le entrate solo per burla. Mi hanno raccontato che i trattati di scienza delle finanze chiamano questo sistema ‘indolore’. Indolore vuol dire che i ricchi riescono a far pagare le tasse soltanto ai poveri senza che se ne avvedano. All’università certe cose si dicono. C’è solo signorini. Invece nelle scuole inferiori è proibito parlarne. Non sta bene far politica a scuola. Il padrone non vuole».
«I consumi sono tassati fino all’ultima lira» è l’IVA. È quella che questo governo sta pensando di alzare al 23%.
«Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali.»
Anche queste sono parole di Don Milani. Morte, se nessuno se le ricorda.
A presto
Edoardo Varini