Matteo, bimbo moderno

Matteo, bimbo moderno 

L’americanata che più non si può. Dopo Halloween – che personalmente non disprezzo, anzi – arriva il confronto televisivo dei candidati alla leadership, anche se in questo caso non della nazione, ma del centro sinistra. Viene da ridere a leggere che i curatori della trasmissione avevano imposto delle regole molto rigide per evitare la deriva nella rissosità. Non so se temessero la notoria aggressività dell’on. Bruno Tabacci, ex segretario tecnico democristiano dell’ex ministro del tesoro Giovanni Goria – quello che Forattini disegnava senza volto –, il suo in forza di pelata di necessità metaforico accapigliarsi con il consigliere della Regione Veneto Laura Puppato – punita oggi dai presunti esperti di comunicazione, gli Aldi Grasso e i Renati Mannheimer, con il voto più basso – o l’inasprirsi dei toni tra il vispo Renzi e Papà Goriot Bersani.

Certamente se si votasse la faccia, Matteo il fenomeno, il rottamatore, lo voterebbero in pochi. Perché la sua fascinazione di animale politico, la sua malia, nasce dalla dissonanza, dallo scarto, dal gap – come non dirla, oggi, all’americana? – tra la sonnolenza dello sguardo e la sveltezza della parola. 

Riferiscono che all’attesissimo confronto Renzi avrebbe preferito recarsi senza giacca, ma essendogli imposta, ha inteso “sdrammatizzare” con la cravatta viola. Ma che posso farci? Io lo vedo sempre e comunque con il grembulino delle elementari, nero con il colletto bianco. Perdonatemi, capisco che è un mio limite, ma per me sbuca dritto dritto da un’illustrazione per l’infanzia dell’indimenticato giornalista per ragazzi, favolista, autore di libretti e di commedie, decoratore di ambienti, scenografo, attore, polemista, regista di disegni animati e persino, nei ritagli di tempo, raccoglitore di olive Antonio Rubino.

In particolare mi ricorda Pippo Frottola, protagonista di un libro che oltre al suo nome ha per titolo Diario di un bimbo moderno scritto e illustrato da lui medesimo. E che altro è Matteo Renzi, se non un bimbo moderno? Non so se come Pippo racconti frottole, lo vedremo. Quel che è certo è che quel che ha da dire – che a ben guardare nemmeno è poco – lo dice bene.

Mi sono letto i 12 punti pubblicati sul suo sito, dal “Ritrovare la democrazia” a “La proposta più importante”. Ti convincono, essenzialmente perché si capisce che chi li ha scritti vive nel presente. E lo dico, oltre che per i punti sostanziali quali l’abolizione del bicameralismo, la riforma della legge elettorale, la riduzione del debito attraverso un programma su dismissioni del patrimonio pubblico e via elencando, per i particolari. Un esempio? «Siccome oggi, grazie a internet, chiunque può produrre a costo zero il suo bollettino o il suo house organ, i contributi alla stampa di partito vanno aboliti». Troppo vero.

Anche la storia del servizio civile europeo di 6 mesi per meglio integrare i giovani, non è una sciocchezza. È una cosa che viene da lontano, che sa di speranza e di maggio francese. Non a caso a idearla è stato Cohn Bendit, che di quel movimento fu il principale animatore. Non ne faccio un mito, di quel maggio, derivò nello sbracato, deragliò nel torbido. Ma occorre ricordare che sui muri della Sorbona non comparvero solo scritte fanfarone, non solo «Fantasia al potere» e «Siamo realisti, pretendiamo l’impossibile», ma anche «Lottare insieme, pensare individualmente» e un altro, da brividi, tra Dostoevskij e Breton: «La bellezza è per strada», «La beauté est dans la rue». La vita è per strada. La democrazia è per strada. 

Dunque, caro bimbo moderno, caro Matteo, non ti resta che non credere troppo ai Marchionne. Perché lo sai come dicono a Firenze: «Guelfo non son né ghibellin m’appello, chi mi dà da mangiar tengo per quello». Ecco, se evitassi quello, ti si potrebbe anche votare.

A presto. 

Edoardo Varini

(13/11/2012)

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