Mps: il problema sono i conti non la speculazione

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Mps: il problema sono i conti non la speculazione

Io vorrei tanto avere non una ma mezza delle certezze che ha il nostro premier. Perché dev’essere una cosa meravigliosa avere tanta convinzione nell’improbabile. Poi magari la cosa ti conduce alla catastrofe – perché in fondo il controllo del rischio altro non è che seguire il cosiddetto “favore delle probabilità” – però, finché l’illusione dura, dev’essere fantastico.

Il riferimento – ma ne potrei citare mille – è alle seguenti dichiarazioni rilasciate ieri da Renzi: «Il problema dei crediti deteriorati è in corso di risoluzione», i correntisti ed i risparmiatori di Mps sono «del tutto al sicuro».

L’antefatto: lunedì scorso la Bce ha chiesto a Mps di ridurre l’incidenza netta dei crediti deteriorati per quasi 10 miliardi di euro entro il 2018. Nel piano presentato dalla banca era già stato inserito un taglio delle sofferenze, ma di poco più della metà: 5,5 miliardi e dunque l’istituto senese dovrà fare molte più cartolarizzazioni del previsto. Così facendo però si creano dei colossali buchi di bilancio, perché oggi i crediti deteriorati sono contabilizzati per un importo attorno al 40% rispetto all’ammontare di crediti originari, mentre il valore a cui in effetti vengono scambiati è attorno al 20% del prestito iniziale.

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Nelle prime due sedute di borsa immediatamente successive il titolo ha perso oltre il 30%, cosa che la vulgata nazionalistica governativa vorrebbe dovuta alla speculazione – al punto che la Consob ha sospeso le vendite allo scoperto del titolo – e che invece ha fondatissime ragioni fondamentali. La banca senese ha in pancia 47 miliardi di non performing loans, una cosa talmente grande da far paura alla stessa Commissione europea, che questa volta non esita a parlare lei per prima di flessibilità, ne ha parlato perfino il terribile ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, citando i frequenti colloqui con il nostro premier ed il nostro ministro dell’economia.

Pare che l’idea di salvataggio sia quella di creare, dopo Atlante, un nuovo fondo salva banche, anch’esso dal nome mitologico, Giasone, con una dotazione iniziale di 5-6 miliari di euro, l’importo esatto occorrente per salvare Mps.

A fine luglio, come non bastasse, arriveranno i risultati degli stress test condotti dall’Eba, l’autorità bancaria europea, ed è assai probabile che non saranno positivi (lo dicono le analisi delle principali banche d’affari) e che occorreranno una ricapitalizzazione ed il collocamento di nuove azioni sul mercato. Azioni che, possiamo stare certi, nessuno correrà a comprare, se non la mano pubblica. In tal caso però la normativa impone il sacrificio agli obbligazionisti subordinati e perfino ai depositanti. Con buona pace delle renziane certezze.

A presto. 

Edoardo Varini

(07/07/2016)

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