Non si chiede il martirio a nessuno: si chiede la decenza

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Non si chiede il martirio a nessuno: si chiede la decenza

Ieri pomeriggio il governo Letta ha trovato l’intesa sull’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti, introdotto nel 1974 con la Legge Piccoli 195. Le parole del premier sono state: «Ormai non possiamo tornare indietro, altrimenti saremmo travolti dall’antipolitica». Ma è questa la motivazione? Non perché si tratta di una misura giusta e dovuta ma per timore del travolgimento da parte dell’antipolitica?

L’antipolitica non è forse l’atteggiamento che nasce dall’idea malsana che la politica sia mero esercizio di potere, uno strumento nelle mani dei partiti per fare i propri interessi con la scusa del bene comune? E in questo caso, quindi, l’antipolitica che sarebbe? Il rispetto dei 34 milioni di voti a favore dell’abrogazione della Legge Piccoli espressi nel referendum del ’93? Oppure l’idea che lo stato non dovrebbe favorire le formazioni partitiche già presenti in parlamento a discapito dei nuovi gruppi di rappresentanza che potrebbero e dovrebbero formarsi in un paese in cui il dibattito politico sia vivo e fecondo? A pochi giorni dalla proposta di legge Finocchiaro-Zanda anti-movimenti il dubbio su questo punto diventa lecito.


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È forse antipolitica credere che non possa essere la pubblicazione o meno dello statuto del partito sulla “Gazzetta Ufficiale” a dare il diritto, il privilegio del finanziamento pubblico? Ricordo che in Italia tra il 2001 e il 2010 i finanziamenti elettorali, detti subdolamente dal ’94 “rimborsi”, passarono da 101 a 285 milioni, periodo durante il quale il Pil procapite reale, che è poi la vera unità di misura del benessere di una nazione, scese di 4 punti percentuali.

Gli stessi che ora sventolano davanti al naso degli italiani la fantomatica carota della soppressione dell’IMU, offrendo alla Miseria la testa dei comuni come ogni notte Fosco Loredan la fantomatica testa della bella moglie Elena alla Gelosia, nel febbraio del 2006 introdussero una norma che prevedeva la continuazione del rimborso anche dopo lo scioglimento delle camere, in modo tale che di rimborsi ve ne fossero due: quello della legislazione conclusa e quello della nuova.

Ora i governanti del paese con i più lauti rimborsi alla politica vorrebbero far credere che da dopodomani di rimborsi non ve ne saranno più? Ce ne saranno ancora, invece, sotto diversa forma, a partire da quella degli sgravi fiscali concessi ai privati finanziatori.

Ma è anche giusto che così sia. Non si chiede il martirio a nessuno. Si chiede la decenza.

A presto.

Edoardo Varini

(25/05/2013)

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