Parigi, matite e sangue: ma non guerra

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Parigi, matite e sangue: ma non guerra

I sospettati sono due fratelli franco-algerini, Said e Chérif Kouachi, e Ahmid  Mourad, il più giovane, forse di origine egiziana, probabilmente un omonimo del ragazzo che si è presentato ieri notte alla caserma di polizia di Charleville-Meziel, non distante dal confine belga, dicendo di non essere stato lui a compiere il massacro.  Dicendo che lui alle 11.30 era a scuola, che non ha mai ammazzato nessuno. Pare sia vero.

Il massacro è quello di Parigi, nel quartiere della Bastiglia, al 10 di rue Nicolas-Appert, sede della redazione del giornale satirico “Charlie Hebdo”, il più irriverente di Francia, il più irriverente del mondo, spazzato via da una trentina di colpi di AK 47.

Ad iniziare da Stéphane  Charbonnier, disegnatore satirico, nome d’arte Charb, che prima di morire ha dovuto dire il suo nome, e poche settimane prima aveva scelto di dire: «Preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio», e così ha fatto. Chapeau. Anche a Wolinski, Cabu, Tignous, Honoré ed agli altri caduti. Chapeau.

Essere irriverenti verso il fondamentalismo islamico è oggi la cosa più coraggiosa che si possa fare. Ritengo doveroso rilevare che l’irriverenza senza riverenza è inconcepibile. L’irriverenza non è l’ultimo approdo del pensiero libertario, è il passo prima. È un «Resto qui a combattere».


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Una verità scomoda, impopolare, ma che mi sento di esprimere: se a “Charlie Hebdo” non avessero virato verso l’irrisione del fondamentalismo islamico sarebbero rimasti dei giullari borghesi: épater le bourgeois non è poi un fine così encomiabile, così fecondo, così intellettualmente vitale. È un mestiere, che dopo una certa età mostra la corda, diventa maniera, diventa la cosa più triste del mondo: ribellione stantia.

Ma è dal “Manifesto dei 12” del 1° marzo del 2006 che la storia è diventata diversa, che dei disegnatori satirici sono diventati eroi. Non c’era bisogno delle pallottole in corpo. Il coraggio della loro scelta bastava.

Ora sono tante parole a vanvera e caccia all’uomo.

Esperti di guerra in tempo di pace che vedono in palesi titubanze degli attentatori straordinarie tecniche d’assalto, intellettuali campioni di onorificenze che sanciscono l’inizio di una guerra solo per il brivido smorto che li tiene vivi tra un aperitivo e l’altro, uomini di stato in favor di telecamera che rassicurano sull’efficienza del sistema di sicurezza nazionale e sulla fermezza della loro improbabile volontà d’azione, cose così, per il vasto pubblico occidentale che si stupisce della crescente fragilità della sua bella poltrona in pelle fiore.

Said e Chérif sono stati localizzati in Piccardia, l’ultimo avvistamento è stato presso un benzinaio a Villers-Cotterets, 85 km a nord-est di Parigi. Pare fossero diretti verso la capitale, con un auto dalla targa nascosta. Fanno paura, al punto da blindare l’Eliseo. Al punto da blindare i cervelli.

Per favore, smettetela di evocare la guerra.

A presto.

Edoardo Varini

(8/1/2015)

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