“Patria italiana”: il nuovo movimento politico ha un nome
Se c’è una cosa che va celebrata da chi onora Dio è la gioventù, dal momento che è Dio stesso ad onorarla. Tutto, in questo nostro martoriato Paese, sa invece di vecchio, ad iniziare dallo spirito che lo pervade.
Girate per le città italiane e vedrete che sono i vecchi ad occuparle, quei vecchi cui soli lo Stato italiano attribuisce il diritto al sostentamento, che chiama “pensione”.
A volte si tratta di importi talmente bassi che tale riconoscimento diviene una mera formalità, ma pure è sempre maggior cosa di quanto questo nostro stesso Stato riconosce ai giovani: il nulla.
Parlando di giovani non intendo riferirmi alla gioventù biologica ma all’età umana, più estesa, in cui si produce e si hanno responsabilità dirette sul sostentamento dei figli.
Questo diritto al sostentamento, prima dei 65 anni, in Italia, non è riconosciuto. Rispetto i vecchi – del resto io stesso lo sono quasi – ma rispetto anche la legge della vita.
Il presupposto è che prima sia possibile sostentare se stessi ed i propri figli con il lavoro. Ma è un presupposto fasullo, come fasullo è limitarsi a considerare il dato della disoccupazione, che si riferisce a chi ha avuto un’occupazione subordinata e retribuita, e non è questa la categoria umana nel fondo dell’abisso del panorama della sofferenza italiana.
La maggior parte dei bisognosi non è mai stata dipendente. L’insieme di lavoratori potenzialmente impiegabili ammonta oggi in Italia a 5 milioni. Di questi, solo per i 2 milioni di disoccupati è stato previsto qualche mese di sussidio, per gli altri, per i 3 milioni di altri, nulla. Per il loro figli nulla. Nessuna forma di sostegno. Sentite qualcuno gridare che è una vergogna?
Gridare non vuol dire sbraitarlo in un comizio ma dare la vita perché questo cambi.
Lo Stato si fonda su un patto sociale: rispetto in cambio di tutele. Senza le tutele, perché il cittadino dovrebbe garantire rispetto?
La prima finalità di uno Stato dovrebbe essere quella di fare in modo che tutti i suoi cittadini possano sostentarsi. Con il proprio lavoro, se è possibile, con la solidarietà se non lo è.
È lecito chiedere a un uomo di accettare in silenzio prima l’esclusione sociale e poi la morte?
«La Patria è la casa dell’uomo, non dello schiavo», scrisse Mazzini in Ai giovani d’Italia. La nostra Patria oggi pretende da noi la schiavitù.
Viviamo nel terrore che i gabellieri ci portino via la macchina, la casa, il sangue. E ci viene chiesto di celebrare il valore della non violenza, mentre ci sottraggono il pane per i figli. Questa non è violenza?
Chiunque abbia tentato di fare impresa correttamente in Italia sa che è strutturalmente impossibile: il livello di imposizione fiscale e di burocratizzazione rende questo esercizio di creazione di ricchezza un miraggio nel deserto della disperazione.
Gli imprenditori non hanno smesso di suicidarsi, è l’Istat che ha smesso di contarli.
Abbiamo la classe politica più pagata del mondo, e siamo il Paese più pezzente tra gli industrializzati. Quello in cui si è spenta ogni gioia di vivere. Quello che ha bandito il futuro.
Sentite i discorsi della gente, i nostri: il rinvio, l’impossibilità, lo sconforto.
Il calo demografico è la firma della morte sulle nostre nazionali vicende. E tutto viene a forza soffocato e rinchiuso nel sacco della burla.
Se un tempo la rappresentazione della realtà sociale avveniva diffusamente oggi avviene soltanto in dieci metri per dieci di uno studio televisivo, cui l’intero Paese guarda come si trattasse di un pulpito.
Oggi in questo spazio che dovrebbe rappresentare la realtà – e mi riferisco al servizio pubblico, ma mi domando anche se sia lecito rincoglionire generazioni a colpi di chiappe e commentatori di calcio, d’amore, di canzoni, di piatti, di ballo, di politica, di moda, e perfino di morti ammazzati, per Dio! con la scusa dei posti di lavoro della radiotelecomunicazione privata – di proposte concrete per rivoluzionare e salvare il Paese non se ne sente l’ombra.
Resta la Rete, che è una rete. È fatta per prenderti un po’ di dati e mangiarti, ma non l’avete ancora capito?
Resta niente per salvarsi, allora? Lo chiedo agli italiani.
Resta l’ideologia politica. Un’idea sostenibile del mondo permeata di ideali ma concretamente raggiungibile. Questo movimento che vado fondando è questo.
E di cui dirò casa per casa, piazza per piazza. Dovrò servirmi della Rete, perché non ho i finanziamenti pubblici né mai li avrò. Faticherò a venire da tutti ma lo farò. La Rete mi serve, comunque, anche se vi ci si aggirano gli squali del capitalismo per sbranarti vivo.
Fare peggio di Grillo è impossibile. Tutti quei voti al vento per prima non volersi alleare e per il giusto sputtanamento che gli deriverà da una classe politica scelta perché belloccia e incompetente poi.
Chiamo questo movimento, oggi, “Patria italiana”. Il modo più semplice, per dire tutto quello che ho in mente. Io ci sono: voi?
Un abbraccio.
Edoardo Varini
(01/02/2017)