Placidamente, come in un tourbillon
Forse un’intesa italo-svizzera in materia fiscale non tarderà a venire. Forse sarà questione di un mese o poco più. L’ha detto oggi l’ambasciatore responsabile della Divisione Mercato della Segreteria di Stato elvetica Oscar Knapp. Ovviamente l’intesa sarà poi soggetto a ratifica da parte dei rispettivi parlamenti e tuttavia possiamo certo parlare di un deciso passo in avanti.
Se si seguirà il modello attualmente già in vigore tra Berna da una parte e Germania, Austria e Inghilterra dall’altra, i capitali verranno tassati con un’aliquota prossima a quella dei paesi di provenienza e verrà mantenuto l’anonimato. Quell’anonimato che è la contropartita cui il paese che più si approssima ai plastici dei trenini ferroviari dell’infanzia non può rinunciare. In cambio consentirà al fisco italiano la tassazione di un tesoretto di 160 miliardi di euro fino ad oggi più intoccabile di una reliquia del legno della Santa Croce.
Va da sé che l’aliquota non si avvicinerà nemmeno al 40% ottenuto dalla Germania. Chissà perché per il nostro governo ottenere le cose conseguite dagli altri è sempre un po’ più difficile. La lista in cui potrebbero essere esportati i capitali, per esempio, non solo la Germania ma anche Austria e Inghilterra l’hanno ottenuta: noi no, non ancora, almeno.
La cosa conviene comunque ad entrambe le parti e dunque presto o tardi si farà. L’unico intoppo è che gli elvetici vorrebbero convenisse loro di più. Vorrebbero in aggiunta un freno all’invasione dei lavoratori italiani in Canton Ticino, pari ormai al 25% della forza lavoro regionale, e vorrebbero che il gettito fiscale prelevato dalle buste paga di questi ultimi non valicasse i loro confini: parliamo del 38%, non poca cosa.
Da buoni svizzeri amano gli interlocutori incravattati e non sono insensibili al fascino anelastico di Monti mentre vedono come il fumo negli occhi il più informale Grillo e lo paventano come prossima controparte. Ma su questo, noi italiani, di garanzie non possiamo offrirne, mentre possiamo garantire loro che ogni giorno in più sarà qualche capitale in meno da tassare. Ma gli svizzeri, si sa, per le altrui cose non hanno fretta e nemmeno hanno troppa paura degli attriti. Sanno contrastarli come nessuno. Entro la loro gabbia di montagne si muovono placidamente, in termini orologieri si direbbe “isocronicamente”, come il bilancere di un orologio da polso entro un tourbillon.
A presto.
Edoardo Varini
(19/11/2012)