Produttività italiana ultima in Europa, disoccupati in aumento: lo story telling dell’Istat è a un bivio

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Produttività italiana ultima in Europa, disoccupati in aumento: lo storytelling dell’Istat è a un bivio

Una notizia secca, una notizia vera, una notizia scomoda, data come al solito in fondo alla pagina, in questo nostro mondus inversus in cui le lepri mettono nel sacco i cacciatori, le donne inseguono ad ogni età semisvestite gli uomini e l’attenzione che si tributa agli esseri umani è un sottomultiplo di quella riservata agli animali.

La notizia è questa: nel 2015 la produttività del lavoro italiana è calata dello 0,3%, a fronte di un incremento medio della UE dell’1,6%. L’incremento medio della produttività UE rimane sempre lo stesso 1,6% anche se consideri l’ultimo decennio, il nostro vira in positivo ma con simmetrica pena: +0,3%. Dati Istat.

Altri dati Istat: in Italia a settembre i disoccupati sono stati tre milioni, in un solo mese 60.000 disoccupati in più. Una cittadina italiana di provincia, come quella in cui vivo, Pavia, oppure Cremona, oppure Benevento, oppure Asti… decina di migliaia in più o in meno. È un aumento indiscriminato, che riguarda sia il genere sia l’età. È proprio una cittadina, qualcosa che andrebbe urbanizzato, occorrerebbero infrastrutture, trasporti, un sistema fognario, quattro o cinque chiese e almeno una moschea, per non essere tacciati di razzismo.

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Ci si dovrebbe poi sbizzarrire nell’odonomastica, che è poi l’insieme dei nomi di tutte le strade e delle piazze. Potremmo iniziar con viale Disperazione, proseguire con Largo Sconforto, via dell’iniquità, piazza della Raccomandazione, e vicolo dei Suicidi, in fondo di là, dopo i gommisti, dove iniziano i campi.

Ma questo genere di cittadine le carte geografiche 2.0 non le rilevano. Un po’ come le antiche non rilevavano l’inesplorata Africa, limitandosi all’accenno «Hic sunt leones». Ora nemmeno questo. Anche perché i leones, cioè i poveri, sono ovunque. Ad iniziare dalle zone inesplorate della nostra cattiva coscienza.

L’Istat fino ad oggi pensava bastasse smettere di contare i suicidi per ragioni economiche per non far uscire la polvere, pardon, le ossa dal tappeto.

D’ora in poi, per supportare il governo potrà fare solo due cose: inventarsi le cifre o smettere di contare.

A presto. 

Edoardo Varini 

(3/11/2012)

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