Profumo di decadenti fantasmi
È stato consegnato ieri alla Camera il testo definitivo del disegno di legge di Stabilità del 2013. Questa volta la penso come Bersani: «La parte fiscale non ha carattere di equità ed efficacia. Serve un sollievo per le classi più deboli e questo non c’è. Per noi, così, la legge di Stabilità è inaccettabile».
Perché non puoi tagliare le agevolazioni fiscali prima di far entrare in vigore gli sgravi Irpef, perché non puoi, Governo, risolvere ogni problema di bilancio fregandotene della sostenibilità dei tuoi interventi per la vita dei tuoi governati.
Già l’idea di aumentare l’IVA è una barbarità, dal momento che va a colpire i consumi ed è chiaro che il reddito dei meno abbienti viene interamente colpito, perché va tutto in consumi. Così avremo il reddito del povero tassato al 100% e quello del primario dalle mani tremanti per le troppe e troppo tempestose notti, da centinaia di migliaia di euro l’anno, o del manager che non ricorda di essersi seduto alla scrivania a pensare tassati, chessò, al 20 o anche al 10%.
Si dice che per far coincidere tagli alle agevolazioni fiscali e sgravi Irpef occorrerà trovare un altro miliardo e 100 milioni di euro. Ma è semplice: basta chiedere una mano al ministro dell’istruzione Profumo, lui lo sa come fare.
Si mantengono gli stipendi inalterati e si aumentano le ore lavorate. Semplice, no? La stessa cosa che ha già chiesto agli insegnanti: il 30% di ore in più a parità di retribuzione, da 18 a 24, per «portare il livello dell’impegno dei docenti agli standard dell’Europa occidentale».
Ma non ha vergogna? L’unica cosa su cui dobbiamo adeguarci agli standard europei è questa! Non gli stipendi, non l’efficienza delle strutture, non l’aggiornamento dei programmi: questa. Solo questa.
Ma, vorrei chiedere al ministro, dove ha reperito questa informazione che nell’Europa occidentale le ore medie lavorate sono 24? Mi permette, caro Profumo, di darle il dato reale? Facendo anche finta di non sapere che gli insegnanti svolgono a casa un lavoro sommerso di correzione dei compiti e preparazione delle lezioni che nei paesi autenticamente avanzati, quali per esempio la Danimarca, gode di una giusta retribuzione aggiuntiva.
Ma veniamo ai dati, alla media di ore settimanali di lezione europee: 23 ore nella scuola primaria, 20 nella secondaria inferiore e 18 nella secondaria superiore. Quella italiana è: 22 nella scuola primaria, 18 nella secondaria inferiore, 18 nella secondaria superiore. Un’ora in meno nella primaria, due nella secondaria superiore e nessuna nella secondaria superiore.
Andiamo ora a confrontare gli stipendi. In Europa, nella scuola primaria, a inizio carriera 28.523 dollari a fine carriera 45.100 dollari; in Italia il primo stipendio è 27.015 e l’ultimo 39.762. Una chicca: sapete quanto prende un insegnante elementare tedesco appena assunto: 46.456 dollari: 6.694 euro in più di un suo collega italiano prossimo alla pensione. Invece l’ultimo stipendio di un insegnante delle medie in Italia, su base annua, è di 4.000 euro inferiore a quello della media Ocse: 43.666 rispetto a 47.721. In Spagna, non nella ricca Germania, è 58.065. In Germania è 68.592. Alle superiori il divario, lo spread, italo-tedesco tra gli stipendi di fine carriera è davvero impressionante: oltre 30.000 dollari.
E davanti a questi dati il nostro ministro dell’istruzione ha il coraggio di parlarci di standard occidentale? E di dirci che lo fa per il nostro bene? Non è possibile. Dev’esserci un’altra e più occulta ragione. Fantasiosa, letteraria… estetica, forse.
Forse tutti questi “giri di vite” alla scuola servono soltanto ad atterrire tutte le nostre giovani e belle insegnanti, come la giovane istitutrice dell’omonimo racconto di Henry James, a comporre un gigantesco didattico-edificante tableau vivant. Forse Profumo è soltanto un grandissimo e decadente esteta, alla Des Esseintes.
Mi sembra ancora di vedere Douglas ritto davanti al camino, le spalle al fuoco, le mani in tasca, lo sguardo rivolto, dall’alto in basso, al suo interlocutore. «Nessuno all’infuori di me, finora, ne ha mai sentito parlare. È semplicemente troppo orribile.» Parecchie voci, com’era ovvio, dichiararono che questo conferiva alla cosa un estremo interesse, e il nostro amico, con arte sottile, si preparò il trionfo volgendo gli occhi su di noi ed aggiungendo: «È al di là di ogni immaginazione. Non conosco nulla che gli si possa paragonare. «Per terrore allo stato puro?» ricordo di aver chiesto. Sembrò voler dire che la cosa non era tanto semplice; che non trovava le parole per definirla. Si passò la mano sugli occhi, fece una smorfia leggera, come di pena. «Per spavento… spavento che ti stringe alla gola!». «Oh, che delizia!» strillò una delle donne.
O forse è soltanto un membro del governo tecnico, cui di fatto nessuno chiede mai conto di nulla.
A presto.
Edoardo Varini
(17/10/2012)