Quadratino non sa far di conto. Ma che gli importa? I conti torneranno comunque, ahinoi!

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Quadratino non sa far di conto. Ma che gli importa? I conti torneranno comunque, ahinoi!

L’ultima scontatissima trovata: abbattere la pressione fiscale di 45 miliardi in 3 anni: entro il 2018. Nel 2016 via le tasse sulla prima casa (Imu e Tasi), nel 2017 abbattimento di Ires e Irap, nel 2018 riduzione da 5 a 2 delle aliquote Irpef e 80 euro in più a 2,2 milioni di pensionati con assegno inferiore a 500 euro. Un piano attuabile con risorse derivanti dall’ottenimento di maggiori margini di flessibilità sul deficit dall’Unione Europea, rallentando la riduzione del debito pubblico e con la tanto spropositatamente citata “spending review”.

È possibile? Certamente è impossibile confutarlo con certezza. E tuttavia, Popper insegna: «L’inconfutabilità di una teoria non è – come spesso di crede – un pregio, bensì un difetto. Ogni controllo genuino di una teoria è un tentativo di falsificarla o di confutarla».

Un’affermazione quale quella del fiorentin fanciullo – come del resto molte altre degli altri campioni delle nostre mature e fors’anche un poco passe democrazie mediatiche occidentali – è indimostrabilmente falsa. Ma non occorre essere un fior di logico per capire che questo non la rende dimostratamente vera. È una cosa, che sta lì. Un’affermazione, vera come ogni cosa possibile: l’ogopogo – tanto per non citare il solito Nessie – del lago Okanagan nella Columbia Britannica, la teoria delle entità viventi submicroscopiche di Edison e gli alieni da Quintumnia dell’Area 51.

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Una cosa dimostratamente vera sono invece le cosiddette “clausole di salvaguardia”. Allora mi sentirei di consigliare a tutti coloro che credono alle promesse del nostro premier – anche alle più apparentemente implausibili come questa dei 45 miliardi di tagli – di adottare un metodo di verifica empistemologica di carattere bachelardiano. Il riferimento è al filosofo della scienza Gaston Bachelard, il quale sosteneva che la scienza si sviluppa in opposizione all’evidenza.

Se pensate che il vero sia il contrario dell’evidente allora dedicatevi ai testi di questo filosofo e continuate a leggere sulle prime pagine dei giornali le dichiarazioni di Matteo, che a me tanto ricorda Quadratino di Antonio Rubino, con quella testa quadra e quel ciuffo nel mezzo e quel sorriso stampato che se li vedi tutti insieme ti dici chi è? E poi lo sai. È uno che hanno disegnato.

Bene, vorrei dirvi due cosette sulle citate “clausole di salvaguardia”, che a parer mio rendono davvero improbabile che il promesso taglio governativo trovi anche un briciolo di grado di realtà. Ma proprio due. Due di numero.

La prima: le clausole di salvaguardia servono a reperire i soldi mancanti per sostenere la manovra finanziaria in caso di errori (capite bene che non differisce in nulla se siano essi in buona o mala fede) di valutazione. Se la spending review non basta (e si sa già che non basta) il governo andrà a prendere i soldi casa per casa, più o meno come gli sgherri dello Sceriffo di Nottingham: aumento Iva, accise sui carburanti, riduzione detrazioni e deduzioni ed altre amenità spazianti dall’aumento della tassazione sui fondi pensione dall’11%  al 20% all’ – udite, udite – ripristino del bollo per le auto storiche con anzianità compresa tra i 20 e i 29 anni.

La seconda cosa è che la loro applicazione, l’applicazione delle clausole di salvaguardia, sarebbe automatica. Come tutte le cose stupide di questo mondo.

A presto.

Edoardo Varini

(22/07/2015)

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