No, non è esattamente un pomeriggio dorato, non è il golden afternoon di Alice: nevica. E tuttavia chi l’ha detto che il Cappello matto disdegna la neve? Dunque accomodatevi intorno a questo tavolo di parole e scegliete il miglior biscotto al burro per il tè.
Esattamente come the Mad Hatter e diversamente dai politici che andrete a votare domenica, io una risposta per tutto non ce l’ho. «Why is a raven like a writing desk?»: bene, io che cosa assimiii un corvo ad uno scrittoio non lo so.
Però so, e so esattamente, che cosa assimila quello che testardamente seguitiamo a chiamare “regime democratico” ad un’oligarchia: l’assoluta impossibilità di un’autentica partecipazione popolare alla cosa pubblica, dove per “autentica” si intende “informata”.
Non sono tanto e non sono solo le notizie ad essere omologate, sono i commenti. Questa seconda omologazione, per taluni importanti aspetti, è la più grave. Perché significa che è omologata la cultura, che è massificata, standardizzata, plastificata, in altre parole: è inservibile. Un pensiero inservibile è un non pensiero e il non pensiero è la bestialità.
Per questo il giornalismo e l’editoria perdono quotidianamente valore: perché sono inservibili. Perché il loro apporto alla libertà individuale è zero. Perché il loro apporto alla civiltà è zero.
Possiamo anche credere che il pensiero sia disgiunto dalla coscienza, ma dobbiamo in tal caso ammettere che il pensiero individuale non esiste più, esistendo solamente il pensiero gregario, “social”.
Ma se per un istante postuliamo che il pensiero scaturisca o sia comunque vagliato dalla nostra coscienza, non potendo certo confutare che sia quest’ultima un fatto individuale, dovremo infine convenire che un’opinione troppo diffusa desta sospetto.
Mi rivolgo ora alle migliaia di persone che mi leggono due volte alla settimana: essere liberi costa, e costa anche leggere opinioni libere. Non costa tanto. Tutto è relativo, d’accordo, ma ho pensato che 50 centesimi due volte a settimana fosse una cifra accessibile a molti. A quei pochi molti che ancora credono nell’importanza del libero pensiero.
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Possiamo chiamare questo “scambio” o, cosa che sinceramente credo preferibile, “dono”. E lo credo preferibile non tanto perché c’è di mezzo il demoniaco sterco, quanto per le parole di Alain Caillé: «Nel dono il fatto fondamentale è che il legame è più importante del bene».
E poi è venuto il momento di deciderci ragazzi: o ritroviamo libertà e umanità o il Trionfo della Morte di palazzo Sclafani a Palermo sarà rispetto al vero Il giardino dell’Eden di Cranach il Vecchio.
Eh ma questo cita cose che non conosciamo! Spero obietteranno in pochissimi.
A costoro vorrei dire andatele a vedere. L’entropia si può contrastare soltanto con un po’ di fatica.
A presto.
Edoardo Varini
(01/03/2018)