Sulle nomine RAI: Il ronzino morente potrebbe tenersi il morire?
Non a caso all’ingresso della Rai di viale Mazzini è effigiata una bestia morente, un cavallo. Che dovrebbe essere il simbolo delle antiche comunicazioni che soccombono davanti alle nuove tecnologie: una bronzea fesseria, dal momento che mai si vide celebrare qualcosa in assenza e per opposto. Eppure questa è da almeno tre decenni la Rai radiotelevisione italiana, che celebra in assenza e per opposto cultura, libertà di pensiero e informazione.
Lo fa strapagando incompetenti ed esigendo un balzello moralmente inesigibile, il canone, nominando un Cda di cui parte è immeritevole ed ineleggibile. La legge vieta incarichi pubblici a pensionati, cosa che tre di sette consiglieri sono.
Nulla di particolarmente rilevante, per carità. Fosse solo questo! Sciatteria. Ma di sciatteria non ne abbiamo ancora avuta abbastanza?
Non sto poi ad elencare le prossimità tra i prescelti ed il premier, mi limito a dire che forse era il caso di non nominare lo spin doctor della campagna comunicativa di Renzi e direttore della società di comunicazione della Provincia di Firenze o l’autrice tv dalemiana o così via elencando.
Dice il nostro sorridente bimbo prodigio che questi sono esperti. Questo probabilmente non è ma se anche fosse non basterebbe. Occorrerebbe essere esperti di indipendenza. Non si può essere servizio pubblico fornendo palinsesti commerciali e lottizzando l’informazione ai partiti né si può essere decenti coprendosi d’oro in un paese che affonda.
Presidente della Rai è stata nominata Monica Maggioni e Direttore generale Antonio Campo Dall’Orto, ex direttore di Mtv e La7. Li accomuna l’aver perso ascolti ed aver creato debito nei loro pregressi mediatici affanni.
Il cavallo morente ha da morire. Anche perché l’agonia sua è diventata del Paese.
Non esiste al governo alcuna intenzione di svincolare il servizio radiotelevisivo pubblico dalla propria influenza politica, malgrado Renzi avesse a lungo sbandierato il vessillo contrario. Ma ci siamo abituati. Ma le abitudini si possono perdere. E tollerare le prese in giro è un’abitudine pessima. Che ha i giorni contati. Come il cavallo. Come il ronzino.
A presto.
Edoardo Varini
(07/08/2015)