Un soldato che non muore a volte è il male
Erdogan, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il debole Erdogan, il mellifluo Erdogan, l’artigliere Erdogan, sta avendo da giorni l’impudenza di lamentare che il Presidente russo Vladimir Putin non gli risponde al telefono. E che non vuole incontrarlo a margine della Conferenza Onu sul clima del 30 novembre a Parigi. Almeno non prima che gli abbia fatto delle convinte e pubbliche scuse. Ma che bizzarro questo Vladimir, vero? Tutte queste storie per l’abbattimento di un cacciabombardiere in ragione di una violazione dello spazio aereo nazionale più breve del tempo per guardare da una parte all’altra della cabina di pilotaggio, subdola e vile almeno quanto le raffiche di kalashinkov dei terroristi.
E invita, lui, il Presidente russo a non giocare con il fuoco. Lui, Erdogan. Che dopo averla fatta grossa, troppo grossa, cerca di tendere la mano in segno di rappacificazione con comunicati del tipo: «Sarebbe appropriato prendere misure che evitino esperienze di nuove situazioni indesiderate tra le Forze armate dei due Paesi, mantenendo i canali di comunicazione militari e diplomatici».
Sta per prendere vita la «coalizione unica» contro lo Stato islamico. Angela Merkel ha deciso di inviare i Tornado in Siria ed Iraq, David Cameron ha chiesto al Parlamento l’assenso per l’invio dei suoi cacciabombardieri in quel teatro operativo.
L’unico che non si è sbilanciato indovinate un po’ chi è? Renzi Matteo da Firenze, che pensa così di garantire l’incolumità dei suoi connazionali e – magari, magari ancor prima, chi può mai dire? – del proprio governo, senza avvedersi che una simile garanzia non soltanto è inesistente ma è altresì certezza della sudditanza di domani.
Forse un leader di un grande paese europeo non dovrebbe seguire una logica indistinguibile da quella di un bottegaio. Forse dovrebbe avere una strategia che vada al di là del “primo non prenderle”, perché questo vale – e non sempre – su un campo di calcio ma non certo nel contrastare la minaccia terroristica.
È proprio l’atteggiamento che deve cambiare. E qui mi rivolgo agli elettori, che sono o dovrebbero essere i protagonisti di un sistema di governo democratico. So di dire qualcosa per molti di orribilmente politicamente scorretto, ma non per me, che di questi molti ho deciso di non inseguire il plauso.
Che un soldato possa morire è normale. È un soldato. È formato, è pagato, è onorato per questo. Un soldato di cui sia escluda a priori l’eventualità di morte in combattimento che è? Questa idea di non andare con le truppe sul campo che è? «Boots on the ground», con gli scarponi sul terreno, amano dire oggi i commentatori televisivi. Che nulla sanno di nulla. Che orecchiano ed echeggiano tutto.
Ma davvero pensiamo di annientare lo Stato islamico senza truppe di terra? Bombarderemo uno per uno i pick up armati di mitraglia come in un videogioco, mano a mano che si profilano all’orizzonte elettronico di un monitor? Che enorme, che infinita pagliacciata la guerra dei paesi democratici.
Un governo che se combatte sul serio decade. Poniamoci allora la questione delle questioni: ma è inevitabile questo cortocircuito? Questa colossale, costosa, impotente ipocrisia?
Non credo. Si tratta solo di capire che la vita non è un valore assoluto. C’è qualcosa che lo trascende e sono i valori che informano la vita di tutti. Quelli senza i quali la vita umana è indistinguibile da quella di una bestia. Sono le immagini di civiltà che tutti portiamo nel cuore. La sorridente buriana davanti alle scuole ogni mattina, il passeggio la sera nel centro città, la corsa nei giardinetti, il giornale che compri con una moneta e due parole all’edicola, il cinema, il ristorante, la tua famiglia che ti sorride fiduciosa in un domani possibile e sereno… Le chiese, i teatri, i caffè, la pulsante vita di ogni giorno che a un certo punto una bomba ti avvisa potrebbe finire.
Se morirà un soldato nel combattere in Siria morirà per questo. Per un soldato, come per ognuno di noi, c’è una buona morte ed una cattiva morte. Mai bella, lungi da me questa sciocchezza tra il fascio e il decadente. Però, signore e signori, il sangue sparso per difendere la sicurezza della propria Nazione è da onorare come il sole che si leva ogni mattina. Ravviva una cosa antica che brilla da sempre in fondo al cuore degli uomini: il dovere, l’orgoglio della lotta davanti all’aggressione.
A presto.
Edoardo Varini
(27/11/2015)