Una lampada Tiffany per Molly

Una lampada Tiffany per Molly

Forse non tutti conoscono il pittore e illustratore americano Maxfield Parrish. Forse non tutti sanno che quel nome strano, Maxfield, non era il suo. Era il cognome da nubile di sua nonna paterna. È un cognome locativo, cioè a dire che prende nome da un luogo, e quel luogo è la città di Macclesfield, contea di Cheshire, Inghilterra.

A poche miglia dalla città si estende una grande foresta, in cui si elvano due alture di poco più di 500 metri: Shining Tor e Shutlingsloe, che malgrado sia leggermente più bassa ha un soprannome altisonante “Matterhorne”, il nome tedesco del Cervino. Ci assomiglia davvero? Mica tanto. Ma si capisce perché porta quel nome: perché lì, in quel punto, è chiaramente una scala tra la terra e il cielo. È la scala del Paradiso di San Giovanni Climaco, che conduce verso la quiete, l’hesychìa, termine solitamente inteso come “quiete interiore”.

Ma fate attenzione: non è un fine, non è né l’apàtheià degli stoici né l’ataraxia degli epicuirei. È una preghiera interminata che tutto contempla e intende tranne la sua cessazione, è il presentire Dio come cammino. Così inizia la vocazione degli esicisti: «Fuge, tace, quiesce»: «Fuggi, taci, riposa». A questo livello tutto è simbolo e la parola non esiste più. Un fratello chiese al “Grande eremita”: «Dimmi una parola». E Sisoes rispose: «Perché mi costringi a parlare inutilmente? Fa’ ciò che vedi».

Per questo si sale sulle montagne. Per vedere di più. Per questo si sale nel silenzio, perché la percezione, l’esperienza del cammino e della sua fatica, rendono inservibile e vana la parola.

Maxfield Parrish dipinse più volte il tema girl on the rock. Ragazze, in riposo, lungo un cammino di montagna. Ragazze belle, con uno sguardo rapito volto al cielo. Non è quello della santa Teresa del Bernini, è quello che Teresa aveva un istante prima dell’estasi. Un passo prima della vetta. Quello di Miranda e delle sue compagne che si levano le calze e le trine vittoriane prima di perdersi tra gli incivili, primordiali, geologici sorrisi di Hanging Rock. Sono le nozze sacre, Hyeros Gamos, Syzygìa.

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Il vero nome delle ragazze che dipinse Maxfield, dal vero nome Fredrick, certo non è Dorothy, né Evelyn, né Wendy né Molly: è Inanna, la divina incarnazione sumera d’amore e bellezza che rispose a Neti, il custode delle sette porte dell’Oltretomba che le impose di togliersi ad ogni porta un capo di vestiario, d’essere la regina de cielo.

La luminosità dei quadri di Maxfield non ha eguali. È il ricercato esito di strati di vernice e smalto. La brillantezza giunge come un’epifania, varcando una trasparenza dopo l’altra come le sette porte, come una risalita dal fondo bianco. Come nelle lampade Tiffany. Tanto care alle inconsapevoli Dorothy, ed Evelyn, e Wendy e Molly.

A presto. 

Edoardo Varini

(22/04/2012)

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