Una sola narice e le fiamme d’Inferno
Da troppo tempo si vede quell’immagine. Sempre la stessa. Un poliziotto, magari due, che colpiscono alla testa un ragazzo. Colpire alla testa dei ragazzi, magari alle spalle – come oggi sul Lungotevere – non si può fare. Non si può fare comunque. Nemmeno la paura lo giustifica. È un tabù. Lo sapete, forze dell’ordine, che cos’è un tabù? È il sacro a fondamento della civiltà. È la regola che non si può infrangere. Voi tutelate l’ordine costituito, il tabù tutela la civiltà che ha prodotto quell’ordine. Viene prima. E vorrei dirvi un’altra cosa.
Non fate del senso etico di chi scende in piazza il vostro salvacondotto verso la violenza, perché etica e violenza non si escludono. Dopo l’etica della non violenza, del pacifico manifestare, non viene la requie, viene il messianismo rivoluzionario che si nutre di scontro. Saper scindere il bene dal male, sempre. Anche quando volano le bombe carta e i sampietrini. Questo è il difficile ma questo è anche l’essere uomini. C’è un testo mistico del XIV secolo, forse il più ispirato dell’intero Occidente, che questa cosa la dice chiara, come io meglio non potrei. L’autore è anonimo, probabilmente un monaco o eremita inglese. Non scrive: dipinge, affresca, come Giotto nella Cappella degli Scrovegni.
«Ho saputo da alcuni cultori di negromanzia — quell’arte che pretende di evocare gli spiriti maligni — e da altri a cui il diavolo è apparso in forma corporea, che qualunque sia l’aspetto che egli assume, non ha mai più di una narice, e questa è grande e vasta. Egli è ben contento di tirarla in su per far sì che l’uomo vi affondi lo sguardo e giunga a vedere il cervello nella sua testa. E il suo cervello non è altro che il fuoco dell’inferno, perché il diavolo non può avere altro cervello. E non domanda niente di meglio che farvi guardar dentro un uomo perché costui diventerebbe pazzo per sempre».
«Questo avviene perché anch’essi non hanno che una sola narice, spiritualmente parlando. La divisione che c’è nel naso umano, e che separa una narice dall’altra, sta a significare che l’uomo deve avere il discernimento spirituale, e saper distinguere il bene dal male; il male dal peggio, il bene dal meglio, prima di poter esprimere un giudizio su qualsiasi cosa abbia sentito dire o visto fare attorno a lui. Il cervello umano è, in senso spirituale, l’immaginazione, perché per sua natura questa si trova e lavora nella testa».
Gli incappucciati infiltrati con le bombe carta, che lanciano vasi e bottiglie e cartelli stradali e magari reggono spranghe. Tutto questo vi fa tremare, lo so. E reagire scompostamente, è comprensibile. Non siete abituati alla guerra e a volte è così difficile colpire qualcuno che non ci è nemico.
E tuttavia, quando siete sopra un ragazzo che ora con la mano usata per ferirvi si protegge, smettete di picchiare. Smettete di picchiare la testa. Dove risiede la sua, la vostra immaginazione. O quel ragazzo, da terra, vi vedrà il cervello dall’unica narice, quella che dà sulle fiamme dell’Inferno.
A presto.
Edoardo Varini
(14/11/2012)