La cura Monti

La “cura Monti” ha dato qualche risultato positivo in ambito internazionale, avendo certamente recuperato al Paese un briciolo di credibilità: di questo bisogna darne atto. Con ciò credo tuttavia d’aver esaurito gli elogi, quindi passo direttamente alle critiche.

Ritengo inutile insistere sugli aspetti recessivi di una manovra – prima – e di una legge di stabilità – poi – che altro non fanno che aumentare la già insostenibile pressione fiscale. Vorrei invece evidenziare le occasioni perdute:

1. Imposta patrimoniale: se lasciamo perdere i bizantinismi in cui la classe politica ed il sottobosco ministeriale eccellono, vediamo che in Italia esistono già moltissime imposte che vanno a colpire non al produzione di reddito ma i beni posseduti: l’IRPEF che, quando un immobile non risulta affittato, colpisce una ricchezza del tutto teorica (la rendita catastale), l’IMU, prima chiamata ICI e prima ancora ISI “imposta straordinaria sugli immobili” (talmente straordinaria che dopo vent’anni è ancora lì!), senza contare poi le imposte di registro, catastale ed ipotecaria il cui calcolo legato valore dell’immobile evidenzia la natura prettamente patrimoniale delle stesse. Tali imposte gravano su tutti i contribuenti e nella medesima misura, con buona pace  dell’art. 53 della Costituzione.

Non sarebbe forse stato più razionale ed equo fare piazza pulita di tutti questi orpelli ed avere il coraggio di tassare solamente i grandi patrimoni?

Non dimentichiamoci due dati:

  • il 72% dei proprietari dichiara un reddito complessivo annuo inferiore a 26 mila euro, di conseguenza l’attuale sistema di imposte patrimoniali va ad erodere quello che sarebbe già un ben misero reddito disponibile (fonte: Agenzia del Territorio);
  • il 5% della popolazione è proprietario del 25% dell’intero capitale immobiliare (fonte: Agenzia del Territorio); come a dire che un quarto dell’Italia è in mano a pochi fortunati soggetti.

2. Lotta all’evasione: i videogiochi (vedi software SOGEI per parametri e studi di settore) possono anche piacere, ma creano dipendenza e «nel lungo periodo, nei soggetti predisposti [vedi Agenzia delle Entrate, ndr] il rischio è quello di sviluppare una personalità compulsiva-ripetitiva e problematiche psichiche che possono sfociare nello scollamento dalla realtà»: mai vista diagnosi più azzeccata.

Chi voglia realmente perseguire l’evasione fiscale deve essere “dentro” la realtà, anzi, deve essere in grado di interpretala meglio e più in fretta di chiunque altro.

Sparare sul mucchio dei contribuenti celandosi dietro le risultanze di un software che pretende di stimare i redditi attuali sulla base di dati statistici di anni precedenti è un atto deleterio, che ha decimato le piccole e piccolissime realtà economiche favorendo, di contro, l’evasione da parte di quanti sono stati in grado di superare la tagliola degli indici di congruità.

L’analisi statistica dei dati contabili ed extra contabili deve tornare ad essere un semplice strumento per individuare eventuali anomalie.

In un Paese che voglia ritenersi civile non c’è spazio per le facili scorciatoie, per un indiscriminato aumento della pressione fiscale sui titolari di partita IVA mascherato da lotta all’evasione!

Diciamocele chiaramente queste cose, perché altrimenti continueremo a prenderci in giro e non saremo in grado di porre un freno al declino economico del nostro Paese.

Rino Lanzi

Dottore Commercialista e Revisore Legale dei conti 
Via Torchietto 4 – 27100 Pavia
Tel. 0382 528462 – 0382523805
e-mail: lanzi@telnetwork.it

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